60 Minuti con: Carlo Apollo

Author Caterina De Lucia contributor
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Calendar 10/07/2018
Time passed Tempo di lettura 3 min

Abituati a lavorare vicino a così tante scarpe ogni giorno, in redazione abbiamo deciso di andare a conoscere un maestro italiano dei pavimenti ― su cui magari passeggiare più consapevolmente. Per la nostra rubrica dedicata agli artigiani 60 Minuti con, oggi siamo andati nella bottega di Carlo Apollo. “Gli artisti sono altri” ― dice ― ma a noi questa sembra proprio arte.

Ciao, raccontaci chi è Carlo Apollo?

Non sono un artista ― gli artisti sono altri ― io sono solo una persona che osa, un audace. Noi che lavoriamo nell’ambito del design degli interni abbiamo il compito di restituire ai luoghi la bellezza.

Ho sempre negli occhi e nel cuore la prima volta che ho visitato la Basilica di San Marco a Venezia. Sarà stata l’età o la predisposizione di quel periodo ma è da lì che è nato tutto: i pavimenti della Basilica sono la cosa che ha influenzato tutto quello che faccio.

A Million Steps

C’è qualcosa che riesce a ispirarti più di ogni altra?

La mia ispirazione deriva dalla semplice e organica evoluzione della mia vita familiare e professionale. A fare quel che faccio mi ci sono ritrovato. Mi sono trovato a lavorare in mezzo al bello, con dei maestri che mi hanno coinvolto in maniera entusiasta in questo mestiere; e ho continuato a fare ciò che avevo visto fare e che m’interessava fare, con entusiasmo e curiosità.

Cose tecniche: come nasce un pavimento?

Nasce dall’amore per tutto ciò che è complicato, tutto ciò che gli altri ritengono difficile da realizzare. Uno scarso rapporto con la percezione della difficoltà mi ha consentito di fare delle cose che altri non riescono a fare. La mia filosofia è quella di restituire il sogno a chi vuole sognare; dunque percorro questo universo parallelo che è il mondo delle possibilità.

Penso di lavorare a un concetto che dura nel tempo: cerco di dare un valore anche a ciò che si spende ― dalle cose più semplici a quelle più complicate ― i miei pezzi hanno un valore senza tempo.

Anche le cose più semplici nascondono tanta bellezza intrinseca. È una sorta di circolarità: lavoro da 40 anni in questo settore e nella costante ricerca di innovazione, di miglioramento, alla fine mi sono accorto di essere tornato al punto da dove ero partito. La bellezza sta nella semplicità e nel fatto a mano, dove l’imperfezione non è un difetto.

A Million Steps

Un pezzo in collezione che senti più tuo?

Ci sono dei pavimenti che ho realizzato con in mente dei miei collaboratori. C’è un pezzo che replica un pavimento in ceramica campano, che ho voluto dedicare al mio maestro Mario Di Donato, che era di Cava dei Tirreni.

Ci sono degli elementi che mi hanno dato molte soddisfazioni postume alla creazione, tante volte l’aver fatto comprendere la bellezza di certi pezzi anche dopo molti anni fa tornare alla ribalta il piacere di averli realizzati, ma sono tutti figli miei ed è impossibile dire a quale io voglia più bene.

Il lavoro più strano che ti hanno chiesto di fare?

Mi hanno commissionato un pavimento messicano per cui abbiamo preso spunto da alcune figure e ceramiche rappresentative del Messico, replicandole su un pavimento. Il cliente è sempre messo al centro dell’attenzione in quanto unico.

A Million Steps

Che significa essere un designer del legno oggi?

Si tende a considerare oggetto di design ciò che non si comprende, ovvero quando non capisci che cavolo sia allora è di design. Io faccio un design percepibile, comprensibile, dove funzionalità e bellezza convivono. Stare a contatto con qualcosa di bello è sicuramente meglio che esserlo con qualcosa di funzionale o semplicemente colorato.

Nel tuo campo, a Milano, è anche tanto importante partecipare al Fuorisalone. Com’è andata?

Ho fatto due installazioni a Milano, una delle quali nel nuovo distretto di Nolo che, secondo me, esploderà nei prossimi anni in modo rigoglioso. Normalmente le persone rimangono molto affascinate dai miei pavimenti e spesso mi chiedono se ci sia la possibilità di camminarci sopra. Direi proprio di si, sono fatti apposta.

A Million Steps

Cosa c’è nel tuo futuro?

Non si può dire. Il nostro futuro è strettamente legato alla possibilità che ha il mercato di crescere in questo senso, ovvero quanto prima sarà compresa la necessità di produrre cose belle tanto più potranno fiorire o continuare attività come questa.

Certe cose belle non sono migliorabili, e pensare di poterle migliorare è arrogante. Questo volgere lo sguardo al passato come motivo ispiratore, producendo poi delle cose contemporanee basate su certe influenze è avanguardia pura.

A Million Steps
Foto con Carlo Apollo di Benedetta Minoliti
redits

Uno di famiglia Uno di famiglia Uno di famiglia

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