60 Minuti con: Gianmaria Bardelli

Author Caterina De Lucia contributor
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Calendar 03/09/2018
Time passed Tempo di lettura 4 min

Le abbiamo tutti ― o almeno le abbiamo viste in qualche casa italiana ― eppure non ci siamo mai fatti troppe domande. Fino a quando arriva il momento di comprare casa e sceglierle per arredare il bagno (e forse anche la cucina). Stiamo parlando delle piastrelle, un affare made in Italy, un prodotto artigianale che tutto il mondo ci invidia. Per la nostra rubrica che racconta i mestieri, siamo andati a casa di Ceramica Bardelli, i primi della storia in questo campo.

A Million Steps

Ciao Gianmaria, tuo nonno è stato il primo ad approcciare la ceramica. Qual è stata la sua intuizione?

La Ceramica Bardelli nasce nel 1963 come smalteria. Mio nonno è stato un grande imprenditore, aveva alcuni terreni che decise di vendere per aprire questo grande stabilimento in cui si smaltava la piastrella pressata e cotta, lui la colorava, voleva che il colore entrasse nelle case di tutti gli italiani.

Iniziò a vendere ai propri conoscenti e poi, nati i primi effettivi rivenditori, iniziò ad andare porta a porta per far visionare loro i prodotti, venderli e poi tornare subito a lavoro.

A Million Steps

Tuo nonno diceva che ‘la ceramica dev’essere democratica’. Cioè?

Nel corso degli anni 70’-80’ gli venne l’idea di decorare la ceramica, che allora era considerata una cosa abbastanza esclusiva ed elitaria. Dunque, mio nonno decise di industrializzare la decorazione artigianale della ceramica rendendola così accessibile a tutti, da ciò lo sviluppo del concetto di decorazione democratica.

Ovvero che tutti i nostri decori sono sviluppati su una base bianca ― lucida o opaca ― sono piccoli disegni floreali o composizioni applicate sulla piastrella che con un minimo di spesa danno la possibilità di rifinire l’ambiente.

Da questa sua intuizione nasce la filosofia che tuttora portiamo avanti, certo adattata ai giorni nostri. Negli ultimi anni lo sviluppo di nuovi smalti e l’avvento di nuove tecnologie digitali permettono un ventaglio incredibile di opportunità.

Tecnicismi: raccontaci dei passaggi di produzione di una piastrella.

Partiamo dal biscotto, la piastrella già miscelata alle materie prime: argille e materiali terrosi unite a sostanze vetrose. Tutti questi materiali vengono mischiati, pressati e a noi arriva la piastrella già cotta una prima volta.

Utilizziamo il biscotto semilavorato, ovvero: una volta pressati i materiali applichiamo lo smalto a crudo, e cuociamo il tutto a bassa temperatura applicando l’engobbio ― ciò che fissa il colore; e poi decoriamo. Grazie a una seconda cottura, abbiamo una piastrella fatta e finita.

A Million Steps

Abbiamo diversi tipi di decorazione: la stampante digitale ceramica e la decalcomania usata per la gran parte delle piastrelle che facciamo per Fornasetti; oppure la rotocolor, ovvero un grande rullo di spugna che lascia sulle piastrelle una texture. Altrimenti decoriamo con alcuni smalti innovativi che possono dare delle finiture molto più terrose e cementizie.

Poi abbiamo la serigrafia, quindi il retino serigrafico microforato dove la piastrella passa, vi si appoggia per far applicare alla macchina l’inchiostro ― che funziona solo con una cromia.

E, infine, abbiamo la decorazione manuale: la piastrella arriva, viene smaltata in maniera industriale, viene portata nel nostro laboratorio, l’atelier Bardelli, e qui, in base alla collezione, ci sono 5/10 persone incaricate di decorare anche una singola piastrella che passa di mano in mano, di banco in banco.

A Million Steps

Vedo appunto delle spugne sul tavolo. Da dove vengono?

Noi usiamo vere spugne liguri per la decorazione professionale e vari tipi di pennelli, elaborati. Facciamo anche la decorazione a decalcomania, ovvero delle stampe su delle retine di altissima precisione che vengono applicate con dell’acqua sulla piastrella, vengono cotte per la terza volta (come le piastrelle di Fornasetti) per arrotondare i bordi e far risaltare di più il colore.

Il posto più strano che avete arredato?

In fiera Cersaie nel 2017. Abbiamo sempre allestito stand molto particolari, nell’occasione del lancio di Corrispondenza, la collezione lanciata da Dimorestudio, abbiamo creato una scatola completamente allestita all’interno, sulle pareti, che faceva a effetto caleidoscopio, per comunicare al mondo l’idea base di questi designer.

Volevamo dare il senso del colore, del movimento, delle lettere piegate e accartocciate, con questo big box nel quale muovendoti facevi muovere con te tutte le pareti.

L’artista più strano con cui avete lavorato?

Robert Dawson, un designer incompreso, che aveva questa concezione della distorsione di prospettiva nella ceramica quindi andava a creare dei decori molto particolari che si distruggevano ma al contempo si componevano. ‘Aesthetic Sabotage’ è una delle sue opere in cui utilizzando la ceramica, faceva risaltare determinate decorazioni.

Tutti i designer poi sono particolari, ognuno ha il suo estro creativo, come Davide Pizzigoni e la sua interpretazione del disegno in ambito teatrale e tanti altri. Bisogna avere una mentalità molto aperta per poter declinare cosa loro vogliano dire e cosa sia possibile realizzare in ceramica.

A Million Steps

Come è avvenuta la collaborazione con Fornasetti?

Fornasetti era una conoscenza di mio zio. È stata una delle prime vere partnership storiche, allora non era molto grande, sicuramente famoso per le sue creazioni ma che esponeva in una piccola boutique nel cuore di Milano.

Aveva questo catalogo di disegni e noi siamo stati i primi a vedere in lui un talento incredibile già ai tempi di mio nonno e mio zio che hanno dato vita a questa collaborazione anche con l’aiuto del nostro art director.

Hanno creduto nel designer, il cui figlio, Barnaba Fornasetti, ora sta valorizzando i disegni del padre attraverso un impegnativo lavoro di comunicazione.

Dunque, voi siete stati i primi a inserire i designer nel mondo delle piastrelle?

Sì, prima la piastrella era solo colorata, ma perché andare a dar valore a un prodotto grezzo da costruzione? Non aveva alcun senso, a darglielo è stato il nostro primo designer Gio Ponti.

A Million Steps

Che piastrelle ci sono a casa tua?

Bicottura a pavimento, sono 30 anni che le ho in casa, colori vivissimi. Ho un bagno giallo e arancione fluo, scelto da nostra madre. Ogni stanza ha una decorazione diversa proprio perché crediamo in quello che facciamo e lo mettiamo in casa nostra, che è una cosa rassicurante anche per i nostri clienti.

Nella tua casa futura, cosa non dovrebbe mai mancare?

Piastrelle ovviamente, con un po’ di creatività di posa. Una pianta, sicuramente una Monstera Deliciosa, che è quella che va per la maggiore, tropicale da interno. Mi piacerebbe unire il moderno con qualcosa che richiami la nostra tradizione artigianale, quindi sicuramente ci saranno delle maioliche fatte in atelier da abbinare a un effetto cemento o un marmo. Tanti colori, nelle decorazioni, nei mobili, per dare vitalità.

A Million Steps
Foto del nostro Ludovico Bertè
redits

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