Ma questa è una libreria, una caffetteria o uno spazio espositivo? La risposta è “un po’ tutto insieme” ma nello stesso spazio. Gogol & Company fa parte di quelle nuove realtà culturali maturate a Milano, e in Italia nell’ultimo decennio. Una vasta proposta editoriale indipendente, una gamma di pietanze da acquolina in bocca e un calendario di iniziative che spaziano dall’arte, alla musica, al buon cibo. Marta ci racconta il mestiere del libraio attraverso le attività della libreria; nonché delle persone che le fanno visita.
Ciao Marta, qual è la storia di questa libreria?
Otto anni fa Danilo e Tosca hanno avuto l’idea di creare questa libreria; oggi sono ancora loro i proprietari. Io lavoro qui dentro da tre: prima di allora ero un’assidua frequentatrice di questo spazio.
All’epoca Danilo lavorava in libreria Utopia, dove ha imparato il mestiere del libraio e fantasticava insieme a Tosca di iniziare una cosa loro. Oggi siamo in dodici a lavorare qui dentro e il principio è sempre lo stesso: la condivisione di idee e creatività.
Cosa consiglieresti dal menù della caffetteria?
La cosa più buona che c’è qui dentro è l’hummus: è una ricetta speciale di Chaminda, che lavora qui da quando è nata la libreria, e ha sempre fatto il suo speciale hummus. Invece, a colazione, il un classico cappuccio con brioche.
Ci racconti perché siete in una delle vie (oggi) più attive di Milano anche se defilati rispetto al punto nevralgico della zona?
Via Savona è lunga. E Gogol sembra localizzato in un punto remoto di Milano, eppure la gente attraversa la città per raggiungerci. Quando siamo nati fa questo quartiere non era così, era al confine con Lorenteggio, un quartiere considerato popolare. Tuttavia, questa è oggi una zona di creativi ― tra architetti, designer e chi frequenta il mondo della moda.
Come siete stati accolti da chi vive nella zona da tempo?
Ci sono i ragazzi del quartiere che vengono anche solo per affondare in una delle nostre poltrone e fissare il soffitto; gli prestiamo i libri perché vogliamo che leggano. Ci sono poi gli intellettuali, che vengono per cercare libri specifici. Ci sono i curiosi, i ragazzi, i professionisti che si fermano a lavorare tutto il giorno e chi vuole sedersi a bere uno Spritz o fare colazione.
Il sabato mattina abbiamo tante famiglie che vengono a fare colazione, mamme con bambini che leggono sulle poltrone. Quelle che preferisco sono le signore del quartiere, passano le mattine in settimana e hanno voglia di chiacchierare. Provo a consigliare libri: loro sono le più esigenti.
Cos’è la cosa più strana che ti è mai stata chiesta qui dentro?
Me ne chiedono così tante di cose strane. La cosa più divertente è quando la gente arriva in libreria con indizi sbagliati o improbabili rispetto ciò che sta cercando, e io devo mettermi a decifrarli e trovare il volume giusto. A volte riuscendoci anche.
È cambiato fare il libraio?
Non sono convinta che il mestiere del libraio sia necessariamente cambiato. Abbiamo sempre avuto un modo diverso di lavorare ed evolverci all’interno della libreria. Collaboriamo con autori ed editori indipendenti, c’è una dimensione del “qua dentro” e quello che interessa a noi è parlare con le persone.
Siamo sempre rimasti fedeli alla visione di congiunzione tra diversi mondi: i libri, la musica, la caffetteria. C’è una mentalità diversa dietro: bisogna essere imprenditori della cultura, investire nel proprio mestiere ed evolverlo.
Cosa significa fare il libraio a Milano nel 2018?
Io sto facendo il lavoro della mia vita qui, quello che sognavo da bambina e che per molti anni avevo dimenticato. Avevo un desiderio, ed era quello di fare la libraia. Il nostro è un mestiere importante: facciamo cultura, non vendiamo solo libri. La facciamo attraverso i libri e con un lavoro molto selettivo, che fa la differenza.
La libreria si trasforma spesso in spazio espositivo per illustratori, fotografi (e non solo). Come funziona?
Tosca ed io curiamo la parte espositiva, e siamo veramente molto esigenti. Per forza di cose, ogni progetto che scegliamo di portare in libreria ci piace tantissimo. Facciamo tre o quattro esposizioni all’anno ad ognuna delle quali viene dedicata una cura.
Due anni fa ci ha trovati online questa fotografa giapponese che è venuta qui ad organizzare la sua mostra lasciando i suoi scatti esposti per dieci giorni; un’esperienza di scambio unica. Il prossimo mese, invece, organizzeremo la mostra di Isabella Sommati, fotografa e designer milanese, che ha realizzato un lavoro seguendo una squadra di calcio femminile dentro e fuori gli spogliatoi.
Cosa ti aspetti che succederà alla libreria?
Penso che ci trasformeremo molto, Gogol & Company andrà oltre le sue pareti. In questo momento siamo al punto di equilibrio massimo e, dopo ciò, può venire solo un grande mutamento.