Ferrarese di origine, Luca si sposta a Milano tre anni fa per lavorare nel campo farmaceutico, seguendo i clienti grossisti in giro per l’Italia. Ha già acquistato tre paia di Velasca in un anno: Cadregatt (che ha ai piedi), Ost e Trombee. Insomma, va pazzo per le nappine, anche se in mente ha altri piani per il prossimo futuro.
Ciao Luca, perché Velasca?
Oggi mi trovo in una fase della vita dove la presenza del marchio super famoso conta meno. Ho fatto un po’ di ricerca, e ho ritrovato in Velasca quella qualità e costruzione dei materiali che volevo. Il costo, poi, è molto contenuto. Anche la location del negozio è in linea con il prodotto. Ma la mia meraviglia è arrivata quando ho notato con quale attenzione il marchio sceglie le sue confezioni. La cura del dettaglio è davvero importante quanto il prodotto.
Chi parla di Velasca?
È stato un amico e collega di lavoro a parlarmi di Velasca, dopo aver comprato un paio di Belgian Loafers nella Bottega di Milano. Il passaparola ha funzionato.
Definisci lo stile Velasca in una frase.
Dall’esterno, ho percepito che dietro il prodotto c’è un gruppo di persone giovani che crede in quello che fa. Velasca è riuscita a tradurre un concetto classico in una pratica e accessibilità nuova.
Se pensi a un luogo, qual è stato il posto più bello?
Un’estate sono partito in macchina da Milano in direzione Le Porge, vicino a Bordeaux (costa atlantica francese). È un posto magico: un piccolo villaggio di pescatori affacciato sull’oceano con una vegetazione ricchissima, e così diversa. Il mare per me è fondamentale.
L’ultimo libro che hai letto?
Sto sfogliando ‘Il filo del rasoio’ di Maugham W. Somerset. Lo consiglio per ora.
Raccontaci di un posto dove hai portato le tue scarpe.
Con le mie Velasca una volta ho scavalcato la cancellata di una casa a Milano. Ero rimasto chiuso fuori e non ho trovato un’alternativa migliore. A parte questo, sono scarpe che metto quasi ogni giorno, con e senza calze.
Con cosa le abbineresti?
Davvero con quasi tutto. È una scarpa versatile. Le metto con un pantalone stretto, che sia un jeans, più classico o uno sportivo, e con delle calze classiche sul nero. Ecco, mai con un bermuda.
Cosa vuol dire vivere il made in Italy nella tua vita di tutti i giorni?
Guardare alla qualità. Dall’azienda alla sartoria che produce i propri capi, made in Italy per me è dare molta attenzione alla qualità dei materiali che si utilizzano. Mi piace anche mescolare lo stile qualche volta, con marchi di altra provenienza. Diciamo che ho uno stile parecchio democratico in questo senso.
Quale modello sul sito ti piacerebbe avere ai piedi oggi?
Le Doppia Fibbia saranno il mio quarto acquisto, ho già deciso.
Se potessi tornare indietro, cos’altro avresti fatto da grande?
Avrei lavorato nella formazione professionale sui giovani rimanendo sempre in Italia. Viaggio molto, ma poi torno sempre a casa.