James Bond, il cocktail perfetto dell’eleganza

Author LongTake contributor
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Calendar 24/11/2016
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Location esotiche, belle donne, cattivoni che vogliono conquistare il mondo, auto superaccessoriate. Lo starter pack dell’agente segreto al servizio segreto di Sua Maestà sembrerebbe completo. E invece non è così.

Vi immaginate James Bond assaporare un Vesper Martini ‘shaken, not stirred’ mentre indossa un maglione infeltrito e i pantaloni della tuta da jogging? Potrebbe mai scambiare un lussurioso sguardo d’intesa con la pupa del momento al tavolo da chemin de fer tutto spettinato e con la barba incolta?

Daniel Craig l’abbiamo visto attaccarsi a una bottiglia di Heineken con fare non proprio british, tumefatto e trasandato, vero. Ma la rinascita era una condizione necessaria per un ritorno alle origini.

Perché l’attore di Chester non è altro che la versione 2.0 dello Sean Connery lanciato nel 1962, diamante grezzo modellato da Terence Young, regista di ‘Agente 007 – Licenza di uccidere’, a suon di lezioni da gentleman inglese e abiti sartoriali di Anthony Sinclair, che al provino decisivo colpì il produttore Albert ‘Cubby’ Broccoli per la sua felina camminata.

Dalle camicie su misura di Turnbull & Asser degli anni ’60 agli abiti taylor made di Tom Ford di oggi, passando per il vistoso look anni ’70/’80 e le impeccabili mise firmate Brioni: le mode cambiano, gli attori pure, ma l’appeal del personaggio rimane sempre intatto.

Quasi tutti lo identificano con i tratti fascinosi di Sean Connery, anche se i nostalgici della raffinata ironia di Roger Moore grazie a Dio non mancano. Ma attenzione.

Il modelllo australiano George Lazenby, nella sua unica apparizione nei panni di James Bond, ha realizzato quello che con buona probabilità è il miglior film della serie, Agente 007 – ‘Al servizio segreto di Sua Maestà’ (1969), Timothy Dalton con sguardo di ghiaccio e aria malinconica è stato il più fedele allo spirito di Ian Fleming e il signorile Pierce Brosnan ha riscoperto il gusto per il classico.

E poi l’era-Craig, ovvero la summa dello spirito bondiano perfettamente calato nella contemporaneità. Audrey Hepburn una volta ha detto:

“L’eleganza è la sola bellezza che non sfiorisce mai”.

Il bello di un universo cinematografico che dura da 55 anni, in cui le storie raccontate vanno oltre il probabile ma forse non oltre il possibile (come disse lo stesso Fleming), è che ciascuno di noi quando vede sullo schermo la sequenza gunbarrell inizia a sognare con gli occhi aperti. E spera che la serie possa durare ancora altri 55 anni.

Foto in apertura di CAMERA PRESS/Jillian Edelstein/Contrasto
redits

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