In Emilia Romagna non è solo il cavallino rampante Ferrari ad aver raggiunto il successo: la Lamborghini è sicuramente l’antagonista per eccellenza della casa di Maranello. Da qualche anno c’è un museo dedicato al visionario Ferruccio Lamborghini, imprenditore di successo dai trattori, alle auto, al vino.
Il viaggio nell’attuale museo (rinnovato nel 2014) inizia dalle origini del suo fondatore, l’agricoltura: nel 1947 la sua prima invenzione frutto della sua genialità e passione per la meccanica, il trattore “Carioca”.
Da buon figlio di agricoltori, pensò ad un mezzo economico e compatto, pensato per i piccoli agricoltori e realizzato usando componenti di derivazione militare (Jeep). Fu subito un grande successo.
“Solitamente i ‘Carioca’ erano gialli o arancioni, tra i colori preferiti da Ferruccio, che poi li utilizzò spesso anche nelle sue auto”.
Seguì una seconda azienda nel 1960, Lamborghini Bruciatori, e una terza ― nel 1968 ― per la produzione di pompe oleodinamiche, di pressione e di potenza.
Ma l’azienda che lo ha reso celebre in tutto il mondo fu la Lamborghini Automobili, nata nel 1963. Ferruccio è sempre stato appassionato di motori e velocità: nel 1947 trasformò la sua Topolino in una “barchetta” elaborandone motore e meccanica per permettergli di partecipare alla Mille Miglia del 1948.
Grazie al buon successo delle sue aziende, all’inizio degli anni ’60 Ferruccio si regalò l’auto stradale più veloce al mondo: la Ferrari 250 GT. La leggenda vuole che quest’auto presentasse un problema mai risolto alla frizione che Lamborghini riuscì a risolversi da solo. Quando si presentò a Maranello da Enzo Ferrari lamentando il problema e informandolo di averlo risolto autonomamente, venne liquidato dallo stesso Ferrari con la frase:
“Lei pensi a fare i trattori, che le auto le sappiamo fare noi”.
Fu la goccia a far traboccare il vaso che, tuttavia, diede inizio alla leggenda delle auto Lamborghini. Nell’Ottobre ‘63 venne presentato il primo modello con un motore 12 cilindri progettato internamente, doppio albero a cammes in testa, 6 carburatori doppio corpo, 358CV: Giotto Bizzarrini, ex ingegnere Ferrari padre della GTO, fu il consulente della prima meccanizzazione poi affinata dall’ingegner Paolo Stanzani che rese più docile quel motore, troppo corsaiolo.
Lo stile fu curato dal futuristico designer Franco Scaglione. Giudicato troppo avveniristico, il primo prototipo venne rifinito dalla carrozzeria Touring che rese le forme più morbide ed europee: nel 1964 venne consegnata la prima 350GT, un’automobile sportiva “non troppo innovativa ma perfetta” che fosse migliore delle blasonate Ferrari; questo era l’obiettivo di Ferruccio Lamborghini.
Con l’inaugurazione dell’azienda automobilistica venne scelto il marchio che ancora oggi campeggia sul cofano delle Lamborghini, il toro: era il segno zodiacale di Ferruccio ed il motivo per cui i nomi dei modelli erano quelli dei tori da corrida.
Lamborghini è anche stata anche un’azienda produttrice di elicotteri: il prototipo esposto, innovativo e avveniristico, ottenne la licenza per essere prodotto in serie, tuttavia a causa di problemi politici in favore dell’Agusta, non venne mai commercializzato.
Tra le auto è presente la maquette della prima 3500GT con design di Scaglione e la Miura personale di Ferruccio, una bellissima SV; quando fu presentata a Ginevra nel ‘66 ribaltò il concetto di auto sportiva, facendo invecchiare immediatamente tutte le altre.
Motore trasversale, alta soli 105 centimetri, fu la prima auto di serie ad sfondare il muro dei 300 km/h. Diventò in breve tempo l’auto dei vip e delle star di Hollywood, tra cui Frank Sinatra che disse:
“Se vuoi essere qualcuno compra una Ferrari, se sei già qualcuno compra una Lamborghini”.
Arrivò poi la Espada, una Gran Turismo a 4 posti lunga 5 metri capace di viaggiare a 250 km/h avveniristica nello stile di Bertone e nella tecnica. Rispetto a tante altre auto concorrenti, la Espada era l’unica GT in cui motore, cambio e trasmissione erano interamente prodotti dalla Lamborghini.
Poi fu la volta della Islero, della Jarama e della Urraco, e della Countach nel 1971, altra rivoluzione nel mondo dell’auto con le nuovissime porte “a forbice” che ancora oggi sono montate sulle Lambo a 12 cilindri: l’auto rimase in produzione per quasi vent’anni aggiornata e potenziata fino a raggiungere i 315 km/h nei primi anni ’90.
Tutti questi modelli di successo sancirono il passaggio di proprietà dell’azienda dal fondatore a investitori svizzeri all’inizio degli anni ’70, quando Ferruccio si dedicò alla sua vecchia passione: la terra. Iniziò la produzione di vino in Umbria, il famoso “Sangue di Miura”.
Dopo il passaggio del testimone, seguirono anni bui in cui l’azienda automobilistica passava di mano in mano, senza innovazione e nessun nuovo modello in grado di affrontare alla pari la concorrenza.
A metà anni ’80 l’azienda passò nuovamente di mano, questa volta al gruppo Chrysler. Nel ’98 il rilancio: Audi (gruppo Volkswagen) vedendo l’enorme potenziale del marchio e dei suoi uomini acquisì l’azienda e riorganizzò la produzione.
Ferruccio Lamborghini non volle mai usare le competizioni come mezzo promozionale e per sviluppare le proprie auto: troppi gli investimenti necessari. Nel 1987 invece la proprietà americana progettò un motore Lamborghini da Formula 1 poi montato sulle Lotus, le Larousse, le Ligier e le Minardi. Anche Senna in McLaren provò quel motore e lo avrebbe voluto, tuttavia non gli venne mai concesso.
Ferruccio fece correre invece i motoscafi: inizialmente installò un motore Miura sul suo Riva Acquarama e, date le ottime prestazioni, avviò la progettazione di motori marini per cui ottenne 4 record del mondo di velocità su acqua: 110 km/h nel 1968, per 1, 3, 6 e 24 ore.
La tradizione dei motori marini è continuata con il motore 8200 da 1000CV, il più vittorioso nella storia, con 12 titoli mondiali di offshore in classe 1, in grado di raggiungere i 200 km/h sull’acqua.
Nonostante Ferruccio Lamborghini sapesse di aver vinto la personale scommessa con Ferrari sin dalla presentazione della sua prima vettura, dopo 50 anni possiamo confermare che la lungimiranza di quest’uomo è stata ben ripagata.
Genio industriale, determinazione e pragmatismo di un “semplice contadino”, come si definiva lo stesso Ferruccio, hanno regalato all’Italia e al mondo il mito Lamborghini.