A due anni di distanza dalla serie Sky 1992, il racconto tra storia e finzione sull’Italia di Tangentopoli da un’idea di Stefano Accorsi prosegue con il sequel ‘1993’, che dal lancio di monetine a Craxi all’ascesa politica di Silvio Berlusconi racconta l’anno del Terrore dopo quello della Rivoluzione (e prima della Restaurazione che vedremo nel prossimo, già molto atteso, ‘1994’).
Lo sconquasso di un paese sconvolto dal terremoto di Mani Pulite e dalle bombe (l’attentato a Costanzo, gli ordigni del 23 luglio a Milano e Roma) è ancora una volta narrato attraverso il racconto corale di un gruppo di personaggi fittizi ma intrinsecamente collegati alla cronaca, tutti rigorosamente oscuri e amorali.
Come e più che nella stagione precedente, merita approfondimento la cura dei costumi di Roberto Chiocchi, in particolare quelli indossati dai soggetti femminili.
“Dietro una carriera lampo c’è sempre una cerniera lampo”.
Partiamo da Veronica Castello nuovamente interpretata da Miriam Leone: non c’è redenzione per la showgirl dal passato peccaminoso, ormai affermata star televisiva ossessionata dal tempo che passa e incapace di cogliere l’opportunità di un amore puro e non mercificato.
Il suo look, ancora più audace e divistico, si tinge di colori maggiormente scuri con predominanza del nero, per sottolinearne il percorso dissoluto tra favori sessuali, ricatti, confessioni torbide. Se da una parte ‘1993’ racconta un’Italia che chiede maggiore rigore morale di fronte al dilagare della corruzione, dall’altra ricostruisce l’evoluzione (o l’involuzione?) dei costumi in cui la sensualità e la sessualità sono sempre più esibite:
“I centimetri di carne scoperta, i pizzi sexy e i racconti di un passato da escort sono la misura del personaggio di Veronica, prima della ripulitura come volto fresco e attraente della nascente Forza Italia”.
Il più interessante è però l’outfit di Bibi Mainaghi (Tea Falco), l’ex ribelle che ha ereditato l’impero farmaceutico del padre e che lo guida con la collusione di poteri mafiosi; paradossalmente, il personaggio più innocente della serie, benché sia il più invischiato negli oscuri meandri del Belpaese.
“Secondo quanto dichiarato dalla stessa attrice in alcune interviste, la fonte d’ispirazione per la tormentata Bibi sarebbe stata la Uma Thurman di Kill Bill”.
Di certo i costumi minuziosamente studiati della giovane Mainaghi ricordano una moderna samurai che incede verso il suo destino, con camicie dalle ampie maniche che richiamano la ieraticità del kimono e non meno preziosi dettagli, dalle maxi spille al curioso fermaglio per i capelli che sembra prelevato direttamente dalle uniformi dei cavalieri giapponesi.
Al fascino seducente e sfrontato del suo contraltare (ma Bibi e Veronica, che pure hanno avuto amanti in comune, non s’incontrano mai, pezzi di un puzzle costruito su episodi paralleli), la boss suo malgrado incarnata della Falco contrappone una femminilità più sfumata, inevitabilmente prigioniera in un ruolo quasi maschile.
Venendo dunque a personaggi secondari, seppur non meno importanti, è da segnalare l’inattesa svolta sexy della giornalista Giulia Castello (Elena Radonicich) che viaggia parallela alla sua discesa verso l’ambiguità dell’etica professionale, a ribadire come nessuno, nella serie, è davvero puro e onesto.
Infine, non vanno dimenticate le due new entry Arianna (Laura Chiatti) ed Eva (Camilla Semino Favro), nuovi interessi amorosi rispettivamente per Leonardo Notte (Stefano Accorsi) e Luca Pastore (Domenico Diele).
Se la prima porta una ventata di sobrietà, la seconda, look rock e capelli colorati, è simbolo di un universo underground ridotto ai margini della società dal flagello dell’Aids: diversissime, eppure entrambe tese a spargere (inutilmente) qualche briciolo di umanità in un mondo sempre più corrotto.