Come si vestono Loro, gli uomini che contano?

Author LongTake contributor
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Calendar 18/06/2018
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A dieci anni da Il Divo, indiscusso capolavoro incentrato su Giulio Andreotti (e a cinque da La grande bellezza di cui vi avevamo già parlato), il regista partenopeo sceglie di raccontare le vicende di Silvio Berlusconi, ancora una volta interpretato dal suo attore feticcio, Toni Servillo. ‘Loro’ è il nuovo film ― anzi due ― firmato Sorrentino.

“Tutto documentato, tutto arbitrario”, dice Giorgio Manganelli.

Quest’ossimoro sembra aleggiare su tutto il film, in cui realtà e finzione coesistono e il verosimile sfocia nell’invenzione e viceversa. Il regista premio Oscar, stilisticamente meno barocco rispetto al solito, crea un’autentica farsa, un mondo surreale e personaggi grotteschi nel tentativo di immaginare e forse interpretare un momento storico, compreso tra il 2006 e il 2010, tanto decadente ma così vitale allo stesso tempo.

Mentre sfrenate feste alla Scorsese prendono forma, con un climax che raggiunge il suo apice in una pioggia di MDMA e un eccesso di nudi femminili, ‘Loro’ si avvicina lentamente a “Lui”, come viene chiamato Berlusconi per gran parte della pellicola. La scelta di Sorrentino è quella di sottolineare l’aspetto umano più che quello politico.

“I comunisti mi hanno fregato il governo, i miei figli, le aziende, mi resta Veronica che mi guarda come fossi l’origine di tutti i mali”.

L’uomo “del fare” che non ha più l’opportunità di fare; un marito che vuole riconquistare la moglie, una straordinaria Elena Sofia Ricci perfettamente centrata nei panni di Veronica Lario, tanto da truccarsi e vestirsi da odalisca per sorprendere la consorte che compie gli anni; un nonno che regala insegnamenti al nipote.

“Sai cosa diceva il grande scienziato inglese Isacco Newton? Le apparenze ingannano solo i mediocri (…) Una verità è il frutto del tono e della convinzione con la quale l’affermiamo”.

Massima che racchiude tutto il berlusconismo e, forse, l’intera essenza dell’opera nel suo complesso. Sì, perché ‘Loro’ è un prisma multiforme suddiviso in due capitoli distinti che si completano, si rispecchiano l’uno nell’altro.

Un progetto titanico e coraggioso che va visto e valutato nel suo insieme. ‘Loro’ sono gli uomini che contano, si dice. Ma sono anche quelli che vivono nel mito del Cavaliere, di “Lui”.

Un “Lui” totalmente al centro della seconda parte del dittico, destinato a vedere le proprie certezze sgretolarsi, soprattutto nel privato. E a “Noi” non resta che rimboccarci le maniche e rimuovere le macerie di una catastrofe annunciata.

A Million Steps

Tra cera, trucco e un sorriso a tutta faccia, Toni Servillo riesce a calarsi perfettamente nei panni dell’ex premier, rappresentato in maniera un po’ caricaturale ma frutto dell’esaltazione di tratti già restituiti dalle cronache.

Seguendo la buona iconografia berlusconiana ritroviamo alcuni degli stereotipi estetici a lui legati, come i pantaloni e la camicia bianca con la bandana in testa, mostrata in una famosa uscita a Porto Cervo.

“La costante presenza del blu per gli abiti, colore da lui preferito, come lo stesso film ci palesa in una sequenza di capi stesi tutti uguali, tutti blu; la giacca doppiopetto, imponente e ricorrente nel guardaroba del Cavaliere; il tacco interno alle scarpe al fine di farlo sembrare più alto”.

L’attenzione all’estetica non è mai urlata ma risiede nei dettagli e non è fine a se stessa: nella sequenza della sfilata di Gai Mattiolo, che ha messo a disposizione il suo archivio di abiti dei primi anni Duemila, Sorrentino riesce a far emergere le logiche di un modo viziato, in cui tutti sono attratti dalla figura di Berlusconi, posizionato nella loggia come un re.

A Million Steps

Crea una “Grande Bellezza” grottesca e distorta, ma è proprio qui che vediamo la vera abilità del regista di rendere poesia ciò che è eccessivo e al limite, grazie allo stile aulico delle riprese.

“Intorno a Berlusconi ruotano figure come Paolo Spagnolo (Dario Cantarelli), l’uomo che sa, onnipresente e sempre in un impeccabile completo bianco”.

Come la presenza di Santino Recchia (Fabrizio Bentivoglio), un ministro dalle improbabili camicie ma pronto a tornare a vestire Battistoni ― già nel film Il talento di Mr. Ripley di cui avevamo scritto ― ed emblema dell’Italia di quegli anni.

Foto del film di The Movie DB e trailer ufficiali dei due film della Universal Pictures International Italy
redits

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