Un cielo azzurro e pulito che si confonde col mare, le onde alte che ti sfidano, le tempeste in cui perdersi, gli arcobaleni luminosi in cui ritrovarsi, e all’orizzonte, quei paesaggi che rappresentano la tua meta.
Le avventure di un uomo di mare sono metafore di vita quotidiana, quella nuda e cruda, vissuta appieno, con il vento che ti scompiglia i capelli. Lo sa molto bene Giovanni Soldini che in barca a vela, tra regate e giri del mondo, ha fatto dell’oceano la sua seconda casa.
“Barba incolta, colori basici per le sue polo, rosso, blu, bianco e nero, e le giacche in Techmerino. E poi quell’orecchino che è stato il suo trofeo. Bisogna essere ‘gallo’ fino in fondo ― dice Soldini ― e chi passa Capo Horn si deve fare il buco da solo, a freddo e senza ghiaccio”.
Figlio di industriale tessile milanese e fratello del regista Silvio Soldini, Giovanni, definito da molti il più famoso navigatore italiano del nostro secolo, si è avvicinato alla prima barca da piccolissimo e da allora non ha potuto più farne a meno: venticinque anni di regate oceaniche, tra cui due giri del mondo in solitaria e più di quaranta transoceaniche.
A bordo del Vor70 Maserati ha raggiunto importanti primati come il record Cadice-San Salvador (2012) e la New York-San Francisco Gold Route. Suo anche il nuovo primato della Rotta del Tè stabilito nel 2014 sulla tratta San Francisco-Shanghai.
Una vita in mare significa sviluppare determinate competenze e attitudini personali, significa imparare a convivere con gli altri anche in condizioni estreme, ma più in generale, significa creare una propria routine come nella vita di tutti i giorni.
“Quando sono in barca mangio pasta o riso e bresaola, cucino con la pentola a pressione, dormo due ore di giorno e due di notte, parlo ad alta voce con la barca o con il pilota automatico, comunico con la terra via e-mail, porto con me un solo cambio (che uso poco prima dell’arrivo), molte foto e tanti amuleti. Mi lavo al massimo i denti: In mare non ci si sporca”.
A soli diciassette anni, disattendendo le attese dei genitori che lo volevano avvocato o ingegnere, Giovanni attraversò l’Atlantico in barca senza sosta e in compagnia di un americano conosciuto per caso in un porto delle Baleari.
Ma sono le avventure in solitaria quelle che lo hanno maggiormente segnato: famosi i due giri del mondo in barca a vela e il salvataggio di una concorrente ad una regata per cui ha è stato premiato con una medaglia al merito della Marina militare italiana e il titolo di cavaliere della Legione d’onore francese.
“Le regate solitarie mi piacciono perché lasciano spazio alla sperimentazione: è così che nascono le innovazioni tecnologiche. Ma soprattutto il mare mi ha insegnato a conoscere meglio me stesso, a mettermi di fronte ai miei limiti e a trovare l’equilibrio. Navigare è una condizione speciale perché ti permette di vivere il presente, ti devi confrontare con quello che sta capitando in quel momento”.
Un rapporto privilegiato e intenso con la natura, il rispetto assoluto per l’ambiente, il risparmio di acqua e di energia: queste le costanti che hanno accompagnato la sua vita in oceano. Una vita in cui ha imparato a non dare mai nulla per scontato, a vivere tutto come se fosse la prima volta e a farsi cullare da una compagna di vita speciale: la barca.
È proprio sulla barca che Giovanni Soldini si è lasciato attraversare da una miriade di emozioni: lo stupore davanti ai paesaggi, il coraggio di affrontare le intemperie, la paura di non riuscire, la soddisfazione e la gioia di raggiungere l’obiettivo, il piacere di condividere i risultati con i propri compagni di avventura, la malinconia e la mancanza di casa.
“La cosa più bella? Alcuni colori. Li vedi solo in acqua: il verde della Patagonia, il bianco ghiacciato di Ushuaia, davanti a Capo Horn. Ecco, sono luci e ombre che non trovi altrove. Ti riempiono lo spirito, restituiscono un senso all’esistenza. Ti fanno superare la tua solitudine”.
Carattere audace, spirito libero, aria misteriosa da lupo di mare ma con un sorriso sempre amichevole, Giovanni Soldini ha avuto la fortuna di fare nella vita esattamente quello che voleva, nonostante le difficoltà e i sacrifici.
Ha superato il disappunto iniziale delle persone a lui vicine, ha abbandonato il suo ufficio, ha dovuto fare i conti con un rapporto ad intermittenza con sua moglie e i suoi quattro figli. E tutto ciò lo ha fatto per vivere il suo sogno.
“Ciò che conta nella vita? Svegliarsi la mattina contenti. È impagabile e quando sono in barca mi capita sempre. Sarà perché faccio quello che mi piace davvero. Un milanese marinaio sembrava strano, ma ci io ho creduto, ci ho provato e ci sono riuscito. È vero, sono stato molto fortunato perché trasformare la propria passione in lavoro non capita a tutti. E se qualcuno mi chiede consiglio su come fare a regatare per vivere, gli chiedo se è veramente disposto a tutto per riuscirci”.
I capelli arruffati e la faccia cotta dal sole sono i segni di chi ha sempre sognato, senza smania né pretesa, di scoprire il mondo e ha scelto di farlo a bordo di una barca sfruttando il vento e seguendo la sua passione.
Da qui, si sono susseguite una sfida dietro l’altra: la più recente, quella dello scorso febbraio con Maserati, suo sponsor da molti anni: con il trimarano e la sua determinazione ha battuto il record sulla tratta Hong Kong-Londra, una delle famose Rotte del Tè, che infiammavano l’era dei clipper, le ultime navi a vela da trasporto.
Questo record, come quello sulla rotta dell’oro New York- San Francisco, ha indubbiamente un valore storico e porta con sé il senso dell’avventura come solo il giro del mondo può fare.
Si pensi solo che si navigava passando il Capo di Buona Speranza contro i venti dominanti. Il risultato? Un clamoroso successo: solo trentasei giorni per coprire la rotta di oltre quindicimila miglia battendo così il precedente primato di Gitana 13 di oltre cinque giorni.
“Navigare ti rimette in una condizione più umana, aiutandoti a riconoscere le cose davvero importanti della vita”.