L’Avvocato con la “a” maiuscola per una volta non c’entra; qui c’è in ballo un’intera professione. Si dice: “l’abito non fa il monaco”, ma l’avvocato sì. I corridoi dei tribunali, ogni giorno affollatissimi in tutte le città italiane, spesso diventano vere e proprie passerelle del cattivo gusto: dallo chic allo choc il passo è breve.
Sì, perché sempre più spesso gli outfit mostrati dagli avvocati in udienza (e non solo) sono da rivedere. Il dress code dei legali italiani negli ultimi anni ha subito notevoli cambiamenti, evoluzioni tuttavia non sempre positive.
Vero è che negli scorsi decenni il vestiario dell’avvocato appariva fin troppo ingessato e schematico ma le recenti libertà che la nuova moda ha portato rischiano davvero di compromettere lo stile e l’eleganza di questa categoria di professionisti.
Non diventa soltanto una questione di moda: spesso una cravatta ben annodata può risultare decisiva agli occhi del cliente. E non solo. Per citare uno che due cose le ha fatte:
“I dettagli fanno la perfezione e la perfezione non è un dettaglio”, diceva Leonardo da Vinci.
Quel “tu sei quello che indossi” non è solo un mantra ma anche il libro scritto dalla psicologa statunitense Jennifer Baumgartner che rivela quanto importante possa essere il proprio outfit.
Una recente ricerca condotta dalla Northwestern University negli Stati Uniti sostiene che l’abbigliamento possa influenzare il modo in cui gli individui si comportano e, successivamente, condizionare i rapporti e le dinamiche nei luoghi di lavoro.
Lo studio ha esaminato il concetto di “enclothed cognition”, definito come “l’influenza sistematica che i vestiti hanno sui processi psicologici di chi li indossa” e, conseguentemente, sull’ambiente in cui i soggetti operano. La stessa performance individuale può essere influenzata dall’abito che si sceglie di indossare.
“La vanità è decisamente il mio peccato preferito. Kevin, è elementare: la vanità è l’oppiaceo più naturale”, diceva John Milton (Al Pacino) in ‘L’avvocato del diavolo’.
Comunque, basta davvero poco per non sbagliare l’outfit in tribunale. Partendo dall’abito, questo non può che essere blu scuro o grigio antracite: se proprio siete amanti del gessato indossatelo con linee strette.
Assolutamente vietate le linee larghe, troppo datate. Il celebre gessato ci riporta indietro nel tempo e precisamente agli anni ’30, periodo storico a cavallo delle due guerre dove lo star system hollywoodiano e i potenti del mondo erano i modelli assoluti. Attori, uomini d’affari, gangster americani lo indossavano con stringate bicolori, ghette e borsalino di feltro.
La camicia è, probabilmente, l’indumento più importante del guardaroba di un uomo. La camicia dell’abito deve vestire il soggetto in modo perfetto: non deve essere né troppo larga né troppo stretta, perché renderebbe difficili i movimenti quando indossata sotto la giacca, diventando fastidiosa.
“Attenzione però: il polsino della camicia dovrebbe essere ben visibile sotto la giacca”.
Va messo in mostra di almeno un dito, non deve scomparire sotto la giacca. Optate, preferibilmente, per un’unica tinta: bianca o celeste. Col bianco, comunque, non si sbaglia mai.
Suggeriamo un colletto all’italiana oppure quello alla francese: elegante e con un’apertura molto larga. Bocciato il button-down: con la cravatta, per andare in tribunale, meglio evitare. Sconsigliati, vivamente, i gemelli per il tribunale. Eleganza sì, ma non osate troppo.
E andiamo alla cravatta, oggetto di importanti considerazioni. È capace di rinnovarsi stagione dopo stagione: gli stilisti creano fantasie e colori sempre diversi.
“Per andare in udienza, però, occorre mantenere una certa serietà”.
Vietati i colori sgargianti, come il giallo “alla Galliani” o l’arancio. Scontato che la vostra scelta sia per una cravatta di seta, non lo puntualizziamo nemmeno. Importante la scelta del nodo, ne esistono di diversi tipi.
Vi consigliamo un nodo doppio o mezzo windsor. Il primo è molto simile al nodo semplice, differenziandosene per il fatto che necessita una seconda rotazione: all’inizio, la gamba della cravatta deve essere passata per due volte attorno alla gambetta.
Di aspetto più spesso rispetto al nodo semplice, il nodo doppio è ideale con la maggior parte delle camicie. È perfetto anche con tutte le cravatte, eccetto quelle troppo spesse.
Il secondo, invece, assomiglia al nodo Windsor, essendo al contempo meno spesso e più facile da realizzare. Si accorda idealmente con delle cravatte fini o poco spesse. Elegante e triangolare, si porta di preferenza con una camicia a collo classico o con una camicia a collo aperto.
Infine, chiusura dedicata alle calzature. Dalle vostre scarpe dipende gran parte del vostro portamento ― e del nostro lavoro in Velasca. Va da sé che ci teniamo molto perché:
“sbagliare la scarpa può diventare fatale per un uomo, soprattutto se ti sei svegliato per andare in tribunale”.
Su un abito blu il nostro consiglio è quello di indossare una stringata nera (Francesina o anche Derby in pelle spazzolata magari) oppure un bel Penny Loafer “alla Rossellini” dello stesso colore; se optate, invece, per un abito grigio, oltre al nero che è sempre perfetto, potreste indossare anche una scarpa di colore marrone testa di moro.
Recentemente sono salite le quotazioni della scarpa a Doppia Fibbia: se liscia e in pelle spazzolata può adattarsi bene al vostro outfit in tribunale. Basta molto poco per essere un avvocato di classe: il legal dress code è tutto qui.