Arredare il quotidiano col meno possibile

Author Federica Mappa contributor
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Calendar 30/04/2018
Time passed Tempo di lettura 3 min

Un artista che ha fatto della curiosità, della ricerca del funzionale, e dell’approccio sperimentale il suo marchio di fabbrica. Un riferimento per gli artisti degli anni ’50 e per il design contemporaneo: stiamo parlando di Achille Castiglioni.

Figlio dello scultore Livio, Achille è fratello di due architetti, tra cui Pier Giacomo con cui condivide la passione artistica e realizza progetti di urbanistica, architettura, mostre, esposizioni e product design. Tutta questa creatività porterà i fratelli a partecipare nel 1994 alla VII Triennale di Milano segnando una svolta decisiva nella loro carriera.

A Million Steps

Fin da bambino Achille era affascinato dalla forma e dal funzionamento degli oggetti in cui si imbatteva, primi fra tutti i giocattoli.

Così, nel tempo da questa curiosità ed estrema attenzione a ciò che lo circonda è nata una collezione di centinaia di oggetti che assumono i contorni di “object trouves”, ovvero oggetti quasi tutti privi di valore ma custoditi gelosamente solo perché attratto dalla loro forma e da quello che sembrano trasmettergli.

È presso il suo studio d’architettura ― oggi Fondazione Achille Castiglioni, dal 1962 in Piazza Castello 27 a Milano ― che è possibile trovare questa sua raccolta di oggetti anonimi come ad esempio forbici, occhiali e molto altro, divisi per tipologie e ordinati all’interno di vetrinette.

“Faccio raccolta di oggetti trovati, conservo un po’ di tutto, oggetti anonimi. Li tengo da parte ogni volta che capita un oggetto con una intelligente componente di progettazione”.

Il quotidiano, insomma, viene rivisitato e analizzato da un punto di vista diverso, innovativo, forse controtendenza ma sicuramente originale. Il richiamo del quotidiano incontra l’approccio sperimentale puntando sulla massimizzazione della funzionalità e riducendo, invece, al minimo la materia: è per questo che lo stile minimal è diventato un tratto distintivo dell’artista.

“Mentre progettavamo eravamo contro l’invadenza del disegno. Eravamo alla ricerca del tratto minimo che serviva alla funzione. Volevamo arrivare a dire: meno di così non si può fare”.

Ma quali sono le opere più importanti di questo designer così carismatico ed originale? Per farvi un’idea vi basti pensare che i due fratelli Achille e Pier Giacomo Castiglioni hanno trasformato il sedile di un trattore agricolo in una rivoluzionaria icona del design: lo sgabello Mezzadro, prodotto da Zanotta. A dare un concreto contributo creativo al design italiano furono anche la sedia “Sella” (1957) e la poltrona Sanluca (1959).

“Se pensiamo a tutto quello che ha disegnato, rimangono impresse le sue lampade: oggetti così comuni e ordinari che l’artista è riuscito a trasformare in qualcosa di accattivante e straordinario”.

Quella da scrivania Tubino (1951), la lampada da terra Luminator (1955), la lampada Arco (1962) prodotta da Flos, quella da tavolo Taccia (1962) e la lampada da terra Toio. Tutte creazioni pensate a soddisfare oltre al requisito di design minimale, anche e soprattutto le esigenze di lavoro di chi le utilizza con la missione di agevolare il loro funzionamento.

“Un buon progetto nasce dalla volontà di instaurare uno scambio, anche piccolo, con l’ignoto personaggio che userà l’oggetto da voi progettato”.

Filo conduttore delle sue creazioni sono le sue idee, come quella di un design capace di far interagire forma, materia e tecnica dando vita ad oggetti veri e utili.

A Million Steps

Premiato ben nove volte col Compasso d’Oro per le sue creazioni trasversali ed eclettiche ― lo spillatore per birra Spinamatic, il letto d’ospedale Omsa e una cuffia per traduzioni simultanee ― e con quattordici opere al MOMA di New York; Achille Castiglioni è, di fatto, partito dalla semplice osservazione del quotidiano.

“Quelle magnifiche forme erano il risultato di una filosofia: oggetti veri per bisogni reali”.

Kartell, Zanotta, Flos, Bernini, Siemens, Knoll, Poggi, Alessi: queste sono solo alcune delle aziende per cui Achille Castiglioni ha progettato oggetti in serie contribuendo, così, al loro successo.

A Million Steps

Oggi ― a sedici anni dalla sua scomparsa in seguito ai postumi di una caduta accidentale nel suo studio di Piazza Castello a Milano ― il designer ci lascia l’insegnamento che la ricerca continua e l’esperienza estetica sono rivolte al pubblico e alla critica, e più in generale, a una collettività affinché conosca davvero tutto ciò che la circonda.

Ogni centimetro del suo ex studio sembra come rievocare le parole di Castiglioni, i suoi pensieri, quelli sul ruolo del design, sulla sua responsabilità e complessità. Sugli scaffali di legno ritroviamo le icone del design italiano sotto forma di appunti scritti a mano su pezzi di carta ingiallita come il televisore Brionvega, la lampada Arco e il battipanni in vimini.

“La progettazione di un oggetto di serie industriale è anzitutto un processo integrale di continua partecipazione umana, e di scelte che devono precedere e condizionare ogni metodologia settoriale. È, prima di tutto, un’operazione di cultura”.

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Foto ufficiali della Fondazione Castiglioni
redits

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