C’è una magia speciale attorno alla parola “ascot”, speciale come le delicate pieghe e le splendide trame di questo affascinante foulard da uomo. C’è una magia speciale anche attorno alla sua origine che si perde nel tempo e nella sua sorprendente evoluzione.
“Una magia che avvolge le regole su ‘come’ indossarlo, quei rituali seducenti e seduttivi che scandiscono tutti i movimenti necessari per fare un nodo perfetto”.
Purtroppo, o forse per fortuna, questa magia sfugge a chiunque non abbia mai considerato questo accessorio come una valida alternativa, meravigliosamente elegante e piacevolmente ironica, alla cravatta. Ma fate ancora in tempo a ricredervi.
Accessorio dal fascino unico, simbolo di classe, raffinatezza e cura nel vestire, l’ascot, o plastron (che in francese indicava la parte superiore della corazza), non riconosce altro materiale che non sia la seta, rigorosamente pura, e nessuna fantasia diversa da cachemire, pois e trame minute.
Le sue origini sono, come avrete immaginato, militari. Già nel 1630 compare nelle divise dei mercenari croati assoldati da Luigi XIII. E come sempre avviene in questi casi, fu (ri)scoperto dalle corti più importanti d’Europa che ne fecero un accessorio obbligatorio nel guardaroba di un uomo di classe.
Adottato nel mondo equestre, in quello della caccia e, poi, tra i dandy, l’ascot ha trovato la sua identità (un drappo di seta di misure specifiche con una parte centrale più sottile, fatta per andare dietro il collo, e due larghi lembi da annodare, secondo regole ben definite, davanti al collo) e i suoi modi d’uso.
“Perché un ascot non può essere indossato senza conoscere alla perfezione come annodarne con cura i due lembi. Ed è la perfezione del rituale a renderlo magico”.
Sono solo sei i nodi ammessi quando si parla di ascot: Parigi, Milano e Cordoba (i grandi classici: sobri e semplici), Londra, Marsiglia e Torino (più eccentrici pur restando nei margini dello stile classico).
Il nodo Parigi, tra tutti il più apprezzato nelle occasioni formali, si usa rigorosamente con una camicia dal colletto ampio e morbido: dopo aver posizionato l’ascot attorno al collo con un giro completo, si portano davanti i lembi lasciando uno dei due leggermente più lungo: sarà questo ad essere annodato sopra il lembo più corto per essere poi ben tirato e posto sotto la camicia.
La variante londinese, molto simile a quella parigina, si discosta nella lunghezza più ampia di uno dei due lembi che verrà fatto girare, oltre che attorno al lembo corto, anche sotto la parte anteriore della stoffa che avvolge il collo.
Stessi movimenti di partenza, ma risultato più casual per il nodo Torino in cui i due lembi vengono annodati con un doppio nodo ben stretto attorno al collo e poi infilati ognuno sotto il proprio lato della camicia.
Simili nella realizzazione, ma diversi nel risultato i nodi Milano e Marsiglia dove la parte centrale dell’ascot non gira completamente attorno al collo; ma va appoggiata sulla nuca portando poi i lembi davanti, lembi che, passaggio successivo, vengono annodati in entrambi i casi con un doppio nodo, ampio nel caso del marsigliese (il nodo deve “cadere” sotto il secondo bottone della camicia),
“più stretto in quello milanese che aderisce al collo ― uno dei due lembi andrebbe elegantemente portato dietro”.
Tra tutti, il più originale, casual, un po’ sopra le righe (naturalmente da non indossare in contesti formali) è il nodo Cordoba, l’unico a essere utilizzabile, infatti, con una maglietta: i due lembi vanno accoppiati e l’ascot, piegato a metà, va appoggiato sulla nuca prima di inserire i due lembi all’interno dello spazio ottenuto nel punto di piegatura della stoffa. Il risultato sarà sportivo e “morbido”.
“L’ascot, in definitiva, è quell’accessorio sorprendente, ironico, alle volte quasi eccentrico, è quell’aria disinvolta, fresca e charmant, è quel tocco di ritualità e seduzione”.
Adesso che ne conoscete storia, fascino e modi d’uso, ne sono certo, l’ascot non potrà mancare nel vostro guardaroba. Ma, ricordate, il fascino risiede sempre nel come. E, in questo caso, vi basterà godervi il rituale.