Penny loafers ― per tutti “le college” ―, mocassino, gommino. Tre parole diverse, tre varianti di un grande classico, tre identità che convivono in un unico paio di confortevoli calzature. Sono le anime della scarpa più morbida e versatile del guardaroba maschile; simbolo del tempo libero, delle passeggiate da fine settimana, delle uscite in barca.
E ci raccontano la storia di grandi personalità con alle spalle appassionate (e appassionanti) vite, tutte diverse, tutte ugualmente avvincenti ma, soprattutto, tutte accomunate da un unico grande denominatore: il carisma.
“Raccontano la storia di John Fitzgerald Kennedy, amatissimo presidente USA che, con il suo stile impeccabile, è oggi un’icona ineguagliabile”.
In perfetto stile Ivy League, JFK amava quello stile che, indossati rigorosamente senza calze, abbinava a camicie botton down portate con le maniche arrotolate, a Shetland o lini leggeri su t-shirt girocollo e chinos con risvolto alla caviglia, ma anche ad abiti spezzati con pantaloni quasi sempre bianchi o color cachi.
È la storia dell’imprenditore torinese Gianni Agnelli che amava indossarli d’estate, in barca e in villeggiatura: i suoi preferiti erano scuri (marrone testa di moro su tutti) accompagnati da pantaloni di lino, polo e giacca sportiva.
Anche in seguito al noto incidente di cui fu vittima in Costa Azzurra, Agnelli, costretto a indossare calzature ortopediche non sempre eleganti, continuò a utilizzare le college facendo applicare un ferro di cavallo di gomma per sollevare il tallone. E ne fece un punto di forza; nonché una fortunata (e iconica) scelta di stile.
Marcano un’eleganza intelligente, i mocassini, di quell’eleganza che non mira all’apparire ma alla sobria raffinatezza, non alla moda ma alla personalità e al carisma.
Di quell’eleganza che somiglia a quella famosa foto (in apertura) che ritrae Roberto Rossellini, altro grande estimatore dei mocassini, insieme alla seconda moglie, l’attrice Ingrid Bergman, in un’assolata Stromboli, durante una pausa sul set dell’omonima pellicola.
“Lui che i mocassini li indossava con i pantaloni eleganti, la camicia classica. E i calzini bianchi”.
È la storia, ancora una volta, di una passione travolgente, quella della svedese star di Hollywood che s’innamora prima delle pellicole neorealiste del regista italiano, viste per caso in un cinema d’essai di Los Angeles, e poi di Rossellini stesso. Famosissima la sua lettera di presentazione al cineasta italiano:
“Mister Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà, e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla molto bene l’inglese, non ha dimenticato il tedesco, non riesce a farsi capire bene in francese e in italiano sa dire soltanto ‘ti amo’, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei”.
Quelle uniche due parole che Ingrid Bergman conosceva furono, poi, “galeotte”. Così come galeotte furono le college del regista che divennero le scarpe preferite dell’elegantissima star hollywoodiana in trasferta in Italia. E di tutta la famiglia Rossellini-Bergman.