Velocità e gloria: La Grande Sfida di Mangold girerà il volante indietro nel tempo per far rivivere ad appassionati e non quell’antica epicità sportiva tra le scuderie Ford e Ferrari, che contraddistingueva La Sarthe, storico circuito dove i piloti della 24 Ore (fondata nel 1923 sulla spinta del Futurismo) ancora correvano a piedi verso le proprie vetture prima di dare gas ai motori e fronteggiarsi nell’estenuante gara.
Dopo aver sbalordito pubblico e critica con Logan, superhero movie dal taglio western e crepuscolare epitaffio dell’X-Men Wolverine, James Mangold torna dietro la macchina da presa per raccontare un’altra leggenda. In uscita nelle nostre sale il 14 novembre, il film si ispira a Go Like Hell: Ford, Ferrari, and Their Battle for Speed and Glory at Le Mans, libro firmato A. J. Baime.
«Davide contro Golia»
Scrivevano i giornali dell’epoca: titoli pregni di epicità che trasfiguravano l’eroe biblico nel cavallino rampante di Maranello e il suo imponente antagonista nel gigante industriale simbolo del capitalismo. Scontro tra i più clamorosi e sconvolgenti dell’universo delle auto da corsa, il “duello” che vide contrapporsi la catena di montaggio fordista e il simbolo dell’artigianalità Made in Italy rappresentò un punto di svolta epocale non solo in merito ai palmarès – sui quali, sino a quel momento, spadroneggiava il nome Ferrari – ma anche in relazione al mercato automobilistico tutto.
Ma prima ancora che sulle roboanti piste, la querelle tra i Presidenti Henry Ford II ed Enzo Ferrari si animò attraverso interviste e frecciatine evolutesi in documenti ufficiali e (mancate) cessioni.
Metà anni Cinquanta: nonostante l’aggressiva (e dispendiosa) campagna pubblicitaria a favore della sicurezza delle proprie autovetture, Henry Ford II (che sino ad allora aveva escluso le proprie automobili dalle competizioni sportive) continuava a vedersi soffiare la prima pagina dal pluripremiato cavallino rampante:
«Spendo miliardi in pubblicità e questo meccanico finisce sui giornali di tutto il mondo senza spendere una lira.»
La risposta secca e sfrontata di Enzo Ferrari non tardò ad arrivare:
«Se Ford vuole finire sui giornali gratis basta che compri una Ferrari.»
Nonostante i clamorosi e continuativi successi sportivi, l’abolizione delle corse su strada post disastro di Le Mans ’55 (84 vittime e 120 feriti) aveva trascinato il marchio Ferrari in una profonda crisi, passibile di risanamento tramite la cessione a una grande industria. Ford colse dunque la frecciatina come una palla al balzo: perché comprare una Ferrari quando poteva comprare la Ferrari? Peccato che, a trattative quasi ultimate, la condicio sine qua non da parte di Ferrari di mantenere la gestione del reparto corse fece crollare inesorabilmente l’intero affare.
«Se non lo puoi comprare lo devi battere.»
Deciso a sfidare la Ferrari sullo stesso terreno di gioco, il Drake si rivolse all’ex pilota e brillante ingegnere Carroll Shelby (nel film di Mangold Matt Damon) affinché progettasse un’auto capace di far mangiar la polvere all’acerrimo nemico: dalla stretta collaborazione tra Shelby e i suoi tester, in particolare l’impavido Ken Miles (Christian Bale), pilota inglese semisconosciuto ma vero cuore pulsante del progetto, nacque dunque la vittoriosa GT40.
Il clamoroso trionfo a Le Mans ’66 non rappresentò “semplicemente” la tanto agognata vendetta da parte di Ford nei confronti dell’eterno rivale: per la prima volta nella storia a conquistare la vittoria fu un costruttore americano.
Da quel momento in avanti, il circuito francese non avrebbe mai più visto il cavallino rampante vincitore assoluto. “Davide contro Golia” scrivevano i giornali dell’epoca: talvolta anche i miti più radicati possono essere riscritti.