C’era chi raccontava ai più giovani le imprese del Fausto “Airone” Coppi ― l’uomo che aveva battuto Gino Bartali nelle estati del giro di quasi trent’anni prima ―, e chi ammirava i bikini delle ragazze figlie della liberazione sessuale e della moda americana.
Siamo andati indietro di una quarantina d’anni, a quando le radio trasmettevano Pazza idea di Patty Pravo, Gioca jouer di Claudio Cecchetto e Kobra di Donatella Rettore.
La movida si è impadronita delle spiagge della Versilia, dell’Italia meridionale e della Romagna. Gli anni settanta-ottanta diventano poi quelli del gioco nato in Inghilterra nell’epoca vittoriana e già descritto da Ovidio e Marziale: il gioco delle biglie.
La sabbia viene rubata a ogni sfida e diventa il terreno di scontro. Le buche, le salite e le discese sono gli imprevisti che testano le qualità di ogni giocatore. Le biglie hanno una sfericità vicina alla perfezione e possono essere di terracotta grezza o colorata, di plastica, di vetro smerigliato o trasparente.
“Il numero minimo di giocatori per una partita è due, il massimo quindici. Si gioca a biglie a mucchio, a buche, a inseguimento e a circuito”.
Quest’ultima specialità è la più in voga. Per iniziare a giocare, biglia sul terreno e poi si colpisce con l’unghia dell’indice o del dito medio, tutto mentre la mano rimane molto vicina al suolo; altro che dita prestate agli smartphone.
La competizione è fatta di precisione, piccoli movimenti, furbizia e voglia di stare insieme. Vince chi arriva primo dopo il lancio o chi ruba il maggior numero di biglie all’avversario.
“Alla fine di ogni gara, specialmente negli anni settanta, si beveva un chinotto o una cedrata Tassoni, messi sul conto dei perdenti”.
Il gioco delle biglie, però si gioca ancora oggi, e in ballo c’è il titolo italiano. La rivalità più famosa, tramandata a colpi di biglie e sfottò, è fra la Versilia e il Riminese, fra chi fa il bagno nel Tirreno e chi preferisce il mare Adriatico.
Nell’ultimo campionato nazionale, giocatosi nello stabilimento balneare Bagni Ricci di Rimini, la squadra Beach Biglie di Terracina ha bissato il trionfo dell’anno scorso e i critici parlano già di dittatura sportiva. I terracinesi hanno vinto in tutti e tre i giorni dedicati al torneo.
“Polo bianca sul pantaloncino blu scuro. Abbigliamento classicheggiante e marinaro, che ha origini misteriose”.
Gli anni passano, ma alcune mode ― il gioco delle biglie ― restano. Oggi le trovi nelle edicole per quei bambini con canottiera, slippino e cappellino per proteggersi dalle insolazioni, che si sfidano sulla spiaggia usando ancora il fondoschiena come forma per fare la pista.