Il primo whisky italiano è il Puni

Author Matteo Todisco editor
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Calendar 05/09/2016
Time passed Tempo di lettura 2 min

Ispirandosi nel nome da un ruscello dietro l’angolo e dai fienili della zona altoatesina per l’architettura, nel 2006 nasce l’idea tutta made in Italy di realizzare il primo whisky italiano; qui dove questo distillato non è così di tradizione.

È il Puni, un affare totalmente della famiglia Ebensperger ― in azienda infatti lavorano anche moglie e figli ― e nascosto a Glorenza nella stupenda Val Venosta, Italia.

Per chi non fosse così ferrato in materia, stiamo parlando del single malt ― il whisky di malto creato in un’unica distilleria ― che, se vogliamo ricondurlo a qualche popolazione, fa pensare molto alla Scozia. Furono infatti loro negli anni sessanta a tirar su le prime distillerie del genere. L’interesse, però, fu molto italiano, così come la maggioranza dei lavoratori partiti all’epoca in cerca di fortuna.

Noi, per dire, siamo i principali collezionisti di bottiglie di scotch nel mondo.

A Million Steps

Nella storia di Puni, il primo investimento del 2010 ha aiutato a costruirne la struttura. Pensare che gli alambicchi di rame per realizzare il whisky sono stati realizzati direttamente a Rothes, in Scozia, per rispettarne la tradizione.

Due anni dopo, arriva la prima distillazione, e nel 2016 il premio ai World Whisky Awards di Londra per il design delle proprie bottiglie, a riprova dell’importanza per la cura del prodotto e dei particolari.

Quest’anno la famiglia del Puni ha deciso di distillare soltanto l’orzo, per puntare al primo single malt d’Italia.

Come si fa il miglior whisky in 4 mosse

1. Si parte dalla farina. Tre cereali ― segale (coltivato in Italia), orzo e grano (sono tedeschi) ― vengono essiccati, macinati nei mulini, e puliti per bene. Alla farina che ne esce va aggiunta dell’acqua perché bisogna estrarne gli zuccheri.

2. Si crea l’alcol. Per ottenere l’alcol all’8-10%, va messa altra acqua e lieviti vari. Questo pastrugno liquido passa per gli alambicchi di rame per ottenere un distillato al 70% di gradazione.

3. Nelle botti per un po’. Bisogna abbassare l’alcol portandolo al 60% e metterlo nelle botti di quercia per almeno tre anni. Per le cose belle bisogna saper aspettare.

4. Dalla bottiglia al bevitore. Passato il periodo di invecchiamento, il whisky è finalmente pronto per essere messo nelle premiate bottiglie Puni, e bevuto. Con moderazione.

Lo sapevi?

La zona dove Puni si eregge ha un passato che si intreccia con la storia bellica di un paese nella Seconda Guerra Mondiale. Le botti del primo whisky italiano invecchiano lì, dove Benito Mussolini, negli anni trenta, piazzò alcuni bunker per proteggere l’Italia nelle aree di confine.

 

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Foto di Puni
redits

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