La leggenda di Giacomo Agostini

Author Daniele Mazzanti contributor
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Calendar 21/08/2017
Time passed Tempo di lettura 3 min

Giacomo Agostini è una voce dell’Enciclopedia Treccani. Giacomo Agostini è una leggenda vivente. Giacomo Agostini è un mito. Se conosciamo il mestiere, il ruolo del motociclista, il professionismo nel motociclismo al giorno d’oggi, in gran parte lo dobbiamo a Giacomo Agostini detto Mino o detto, più semplicemente, Ago.

Ago nasce a Brescia nel giugno del 1942 ma si trasferisce da piccolo, al seguito della famiglia, a Lovere, sul Lago d’Iseo. Ed è sulle tortuose strade della zona che Giacomo detto Mino impara l’amore per la velocità e per la motocicletta.

Già a 11 anni è sul sellino di un fiammante Aquilotto Moto Bianchi con il quale partecipa alle prime gare amatoriali locali. Non è dato sapere come siano andate quelle gare ma siamo sicuri che il giovane Agostini sarà riuscito a farsi valere sin da subito. Da quel punto lì, da allora, e stiamo parlando dei primi anni ’50, non si è più fermato, continuando a correre fino al 1977.

Agli inizi, la storia narra, l’osso più duro da superare per il giovane Agostini non fu un qualsiasi avversario ma, bensì, il padre che sognava per il giovane Mino un tranquillo futuro da ragioniere.

Tanto forte fu il desiderio di correre in motocicletta di Ago che le pressioni esercitate convinsero il padre a chiedere il parere dell’anziano notaio di famiglia in merito all’opportunità di far correre il proprio primogenito. Il Notaio, notoriamente saggio, ma anche moderatamente sordo, intese “bicicletta” al posto di “motocicletta”, e sentenziò:

“Dai Aurelio, firma. Fagli fare dello sport. Lo sport fa bene, soprattutto ai giovani. Li tiene lontani da altre distrazioni, altri pericoli”.

A quel punto restava solo il problema di trovare il modo di acquistare la motocicletta dei sogni del giovane Giacomo Agostini: il Settebello Moto Morini. Ago si ingegnò e riuscì ad acquistarne uno comprandolo a rate e pagando queste grazie ai premi vittoria e alle scommesse motociclistiche vinte nella zona di casa.

Si può dire quasi sicuramente che la fiducia nei propri mezzi non sia mancata in casa Ago. Fu notato da Alfonso Morini in persona durante una corsa Bologna-San Luca, al termine della quale ottenne un contratto col reparto corse della Moto Morini con la quale, nel 1963, esordì a livello internazionale nel campionato Mondiale.

Ma nonostante la giusta riconoscenza nei confronti del reparto corse che lo aveva lanciato, gli orizzonti della Moto Morini andavano stretti al giovane rampante. Fu così che nel 1965 firmò con la MV Agusta che gli diede la possibilità di competere nelle classi 350 e 500 come seconda guida dietro Mike Hailwood.

A Million Steps

Già dal primo anno il 23enne Ago fece capire la pasta di cui era fatto, piazzandosi secondo in entrambe le classi alle spalle del compagno di squadra Hailwood in 500 e della Honda di Jim Redman nella classe 350.

L’anno successivo Agostini riuscì a centrare il titolo iridato dopo un duello senza esclusione di colpi con l’ex compagno passato a difendere i colori della Honda; la MV Agusta di Ago trionfò in 500 mentre Hailwood vinse la 350, stesso risultato che si ebbe l’anno successivo.

Nel 1967 la Honda decise di ritirarsi dalle corse lasciando carta libera al dominio del binomio MV Agusta-Agostini a partire dalla stagione successiva: dal 1968 al 1972 Ago riuscì a vincere il mondiale in entrambe le classi per un totale di 10 titoli in 5 anni. Tra l’altro, dal ’68 al ’70 vinse tutte le gare del motomondiale. In entrambe le classi. Tutte.

Nel 1974 dopo svariati attriti con la MV Agusta ― che non vedeva di buon occhio il fatto che il pilota mettesse in ombra la bontà della moto ― Ago firmò per la Yamaha un contratto record per quei tempi (300 milioni di lire) e si accinse ad esordire sulla moto nipponica nella leggendaria 200 miglia di Daytona. La stampa statunitense iniziò ad attaccarlo pesantemente nei giorni precedenti la corsa. L’idolo locale Kenny Roberts arrivò a dire:

“Agostini non conosce il circuito e non conosce la sua moto; me lo mangerò tutto crudo”.

Ago non replicò. O meglio, replicò a modo suo. Testa bassa, lavoro e pignoleria. Studiò il percorso passo per passo, si preparò fisicamente correndo con la tuta da gara sotto il sole cocente, si nascose durante le prove e, una volta arrivata la gara, scatenò l’inferno. Tenne un ritmo talmente alto che le dichiarazioni di Roberts a fine gara furono moderatamente differenti da quelle dei giorni precedenti:

“Non posso credere che Agostini sia un essere umano”.

Ed è così, non si può davvero credere sia e sia stato umano. Giacomo Agostini detto ‘Mino’ o detto, più semplicemente, ‘Ago’, fu il più incredibile extraterrestre a cavalcare un bolide su due ruote nella storia dei motori. 15 volte Campione del Mondo, 123 vittorie su 190 gare, 162 podi su 190 gare. A volte, solo a volte, i numeri bastano e avanzano.

Foto di AFFER PERRUCCI/RCS/Contrasto
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