La leggenda di Nino Benvenuti

Author Giulio Di Cienzo contributor
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Calendar 11/12/2017
Time passed Tempo di lettura 4 min

La tradizione della boxe italiana ha radici profonde, abbraccia un arco temporale lunghissimo e coinvolge un gran numero di atleti di vario livello. Tuttavia, se si deve pensare a un fuoriclasse della nobile arte con sangue tricolore il pensiero non può non andare a Giovanni “Nino” Benvenuti un pugile che praticamente chiunque ha sentito nominare.

Nino Benvenuti è un fuoriclasse della boxe a livello mondiale. E la sua carriera da dilettante è il primo passo per spiegarlo: 

nato nel 1938 Benvenuti comincia a boxare a tredici anni, spinto dalla passione del padre. La boxe lo folgora, da ragazzino e non la abbandonerà mai più.

La sua carriera inizia a livello regionale e interregionale, dove si distingue fino ad arrivare a ottenere la maglia azzurra. 
Dopo questi primi passi non conosce stop: vince due titoli europei e l’oro alle Olimpiadi di Roma nel 1960. Durante l’evento riceve anche la Coppa Val Belker assegnata al pugile tecnicamente migliore della manifestazione.

“Tra i candidati al trofeo figurava tale Cassius Clay, anche lui oro a Roma, noto qualche anno dopo come Muhammad Alì, tra i migliori pugili di tutti i tempi”.

Il suo score totale da dilettante recita 120 vittorie a fronte di una sola sconfitta, tra l’altro pare fortemente influenzata dai giudici. Un record impressionante, tanto che Bruno Arcari, considerato da molti il “miglior pugile italiano”, dirà che Benvenuti è stato più grande da dilettante che da professionista.

E parliamo di uno che da professionista è stato campione del mondo.

Nel 1961, praticamente appena vinte le Olimpiadi, Benvenuti decide appunto di passare professionista. L’istriano darà così il via a una nuova, folgorante, fase della sua carriera.

Arriva a segnare 65 vittorie consecutive prima di incontrare il suo primo stop. Un inizio da predestinato, che lo porta a inanellare titoli a livello italiano, europeo e persino mondiale sotto le corone WBA e WBC.

Per fare un paragone, la carriera di Floyd Mayweather, il pugile più noto dei giorni nostri, arriva a 50 match in totale. 

Nel ’63 vince il titolo italiano dei pesi medi e due anni dopo ha l’occasione di sfidare Sandro Mazzinghi per il titolo europeo e mondiale dei superwelter. Un altro combattente di alto livello, che chiuderà la carriera con sole tre sconfitte in ben 69 incontri.

Col pugile di Pontedera nasce una rivalità feroce, alimentata ed estesa dalla stampa del tempo dallo stile di boxe a ogni aspetto personale.

“
Il 18 giugno 1965 in un San Siro tutto esaurito Benvenuti vince il match per ko alla sesta ripresa, infliggendo al rivale quella che sarà l’unica sconfitta prima del limite di tutta la sua carriera”.

La rivincita, prevista per contratto, arriva sei mesi dopo e vede ancora Benvenuti vittorioso, stavolta ai punti dopo 15 riprese dure e combattute. Due delle tre sconfitte in carriera di Mazzinghi sono quindi dovute al nativo dell’isola d’Istria.

La rivalità tra i due non si esaurisce dopo i match, prosegue nel tempo anche su libri e media. 

Nel ’66 arriva invece la prima sconfitta da professionista per Nino, in uno scontro con il coreano Kim Ki Soo. Un incontro di cui non abbiamo immagini, su cui aleggia un alone di mistero per il finale improbabile, contestato da Benvenuti.

L’italiano accetta di combattere a Seoul, in casa dello sfidante, ma al quattordicesimo round con il coreano in difficoltà il ring collassa, costringendo a una sospensione di circa quindici minuti. Alla ripresa Kim riuscirà a vincere per split decision: un risultato a sorpresa che la rivista Ring Magazine voterà come Upset of the year.

A Million Steps

Sapete chi strapperà poi il titolo al coreano riportandolo in Italia? Mazzinghi nel 1968.

 A questo punto Benvenuti abbandona la categoria dei superwelter per dedicarsi ai pesi medi, puntando ovviamente al titolo mondiale. Toccherà qui la vetta più alta della sua carriera.

Nel 1967 vola in USA con il suo manager, per studiare prima e sfidare poi il campione dei medi Emile Griffith. Il comitato del Madison Square Garden approva l’incontro non tanto per fiducia nelle qualità di Benvenuti, ma per regalare al pubblico lo scontro tra un campione di colore e una figura nuova, con la pelle bianca, i capelli biondi e gli occhi azzurri.

I giornali parlarono di Griffith come di un avversario imbattibile per il bianco europeo, venendo clamorosamente smentiti dai fatti. L’attesa del pubblico italiano è palpitante, con un numeroso seguito di tifosi che arriva in ben sei voli charter.

“Il 17 aprile 1967, notte dell’incontro, la Rai, per preservare il sonno degli italiani, non trasmette il match alla televisione, ma sceglie di farlo solamente via radio: tra i 16 e i 18 milioni di radioascoltatori seguirono il match in diretta”.

Solamente Italia-Germania 4-3 ha avuto un seguito simile. 
Il match è combattuto come ci si aspetta tra due campioni, ma Benvenuti riesce a vincere grazie a una grande dimostrazione di forza e classe. Leggendo i cartellini Nino trionfa con 10 riprese vinte su 15 secondo due dei tre giudici, e 9 secondo il terzo. Solo Marcel Cerdàn, prima di lui, era riuscito a conquistare la corona mondiale venendo a combattere dall’Europa, e mai nessun italiano era stato campione del mondo dei pesi medi.

Con Griffith incrocia i guantoni altre due volte, per la rivincita e la bella. Il secondo match infatti va all’americano, che nel secondo round frattura una costola a Benvenuti con un colpo ben assestato. Benvenuti stesso dirà che il secondo incontro contro Emile Griffith è stata un’esperienza,

“Drammatica. Di quell’incontro ricordo la sofferenza, un’esperienza mai provata nella mia carriera”.

Il terzo match invece procede assai equilibrato fino all’undicesima ripresa, quando l’italiano trova un atterramento decisivo per far pendere il punteggio a suo favore. 

Benvenuti difende altre quattro volte le sue cinture mondiali, ma dal 1968 inizia la fase discendente della carriera. In totale subisce un pari e cinque sconfitte in 14 incontri, di cui tre consecutive negli ultimi tre match in carriera.

Due volte perde contro un argentino definito da lui stesso un “oggetto misterioso”, Carlos Monzon. Dopo la seconda capitolazione contro il forte avversario, tanto abile da sommare sole tre sconfitte in 100 incontri, Benvenuti decide di ritirarsi dalla boxe abbandonando definitivamente i suoi titoli.

È il 1971, e in totale Benvenuti vanta un record di 82 vittorie, 7 sconfitte e un pari su 90 match. Nel 1996 è stato introdotto nella International Boxing Hall of Fame, dove tra gli altri figurano anche i suoi due grandi rivali Griffith e Monzon.

Foto in copertina di Archivio Angelo Palma/A3/Contrasto e foto di Meloni/RCS/Contrasto
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