La musica che fa bene ai baffi

Author Stefania Clerici contributor
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Calendar 31/10/2019
Time passed Tempo di lettura 6 min

Novembre è anche Movember, il mese con i baffi: sempre più uomini se li fanno crescere nell’undicesimo mese dell’anno per una buona causa, volta alla sensibilizzazione e alla prevenzione del cancro alla prostata.

Proprio ai baffi – e alle “voci baffute” – dedichiamo una playlist su Spotify – perché ci abbiamo preso gusto.

Chi non si è alzato, almeno una volta nella vita, vuoi per una presa in giro di coinquilini o amici, vuoi per casuale passaggio in radio o in tv, con La Ballata di Fantozzi come colonna sonora a colazione? Il tema è uscito nel 1975 con il primo film di Paolo Villaggio in cui interpreta lo sfortunato ragioniere, ma poi è diventato soundtrack dei successivi, da Il secondo tragico Fantozzi in poi.

«Sveglia e caffè, barba e bidet,
presto… che perdo il tram!»

La routine della middle working class italiana degli anni ’70 viene ben rappresentata nell’iconico testo e dal celebre motivo della cadenzata tromba, ma a poche battute dall’inizio il brano assume tutto un altro tono diventando un inaspettato twist, con i quote più iconici del ragionier Ugo. Un grande classico del cinema italiano che con i suoi toni agrodolci continua a far sorridere intere generazioni.

Di tutt’altro tono invece, la Giornata Perfetta di Capossela in cui il cantautore racconta un risveglio molto felice e allegro, a partire da una rasatura “in canottiera” in cui l’unico pensiero è un motivetto da suonare con la fisarmonica, per proseguire con una passeggiata al sole “a passo di tip tap, fresco l’aria di colonia” in cui “l’aria ti bacia” e il cielo è color “azzurro dell’asilo”.

Un pezzo all’apparenza molto leggero per l’atmosfera scanzonata, di cui ci dice proprio il cantautore: “È un brano per quando bisogna imparare a contare su di sé, provare a fidarsi del proprio buonumore. Trovare la forza di alzare gli occhi e guardare il cielo sereno. Una canzone anticrisi, un pezzo non dico di autostima, che è un lusso, ma di auto solidarietà”.

Tra i cantautori italiani che hanno meglio interpretato l’amore in tutte le sue forme non possiamo non menzionare in questo articolo che parla di baffi la triade: Fabio Concato, Gino Paoli e Paolo Conte. Tre tagli di moustache diversi, per tre poesie bellissime. La dolce Mi innamoro davvero di Concato recita:

«E ci teniamo per mano
Siamo in silenzio io e te
Certo ch’è buffo, sono teso più di te
Ti sento tra le mie dita
Ed è un piacere così
In questo istante la vita è tutta qui.»

Ma non basta la cantata con il sorriso innamorato sotto i baffi principeschi e delicati di Fabio Piccalunga, al secolo Concato, per scioglierci il cuore. Uno degli altri “baffi” italiani Gino Paoli racconta la sua Lunga storia d’amore con Stefania Sandrelli in questo pezzo del 1984, uscito per il film di Paolo Quaregna Una donna allo specchio: una canzone intensa, tra le più sentite e più autobiografiche di Paoli che con la sua vibrante suadenza si interroga sulla probabile fine di un amore intenso e coinvolgente.

 

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Di tutt’altro stampo invece la cantata all’amore improvviso e di pancia di Paolo Conte con Via con me in cui apre con una melodia tagliente e un po’ cinica, ma molto divertente e decisa che fa brillare il pezzo nel firmamento dello swing scanzonato del cantautore astigiano:

«Vieni via di qui,
Niente più ti lega a questi luoghi,
Neanche questi fiori azzurri.»

Rimanendo sui toni jazz, impossibile non consigliarvi in questo ascolto a tema rasatura la tagliente Ballata di Mackie Messer tratta da Un’opera da tre soldi di Bertolt Brecht (1928) e composta da Kurt Weill. Il titolo originale del pezzo Mack the Knife presenta il cinico antieroe della piéce di Brecht, colpevole di incendi, rapine, stupro e omicidi, da qui appunto il soprannome “il coltello”. La canzone è diventata poi famosa e slegata dall’opera teatrale, quando molti artisti sia in USA che in UK iniziarono a registrarla, da Louse Armstrong (1956) a Bobby Darin (1959), per arrivare a Ella Fitzgerald fino alla nostra Milva:

Non mancano anche le parodie del pezzo, da Steve nel Saturday Night Live del 1977 fino al Muppet Show, diventando un classico senza tempo della musica da cabaret.

Anche nella musica internazionale il look baffi e rock è un binomio cavalcato da numerosi artisti. Tra i più iconici ricordiamo quelli di Freddy Mercury, dei Beatles e di Lionel Richie. Per quest’ultimo furono il suo biglietto da visita, dettando la moda degli anni ’70 -‘80 a ritmo della dance di All night long.

Negli stessi anni spopolavano anche i Queen con il loro leader Freddie Mercury, i cui baffi sono scolpiti nella pietra fin dagli esordi, forse anche per nascondere il difetto dei denti pronunciati del cantante. Ma è nel 1984, durante la registrazione di The work che Freddie decise di tagliarseli, abbandonando una delle mode che aveva lui stesso lanciato. Tornò a farseli ricrescere solo un anno dopo, per la performance del Live AID al Wembley Stadium, per poi lasciarli definitivamente quando la malattia lo stava oramai consumando.

A Million Steps

Il quartetto di Liverpool, già in odore di fama dalla metà degli anno ’60, cominciò a portarli tutti insieme con il lancio dell’album Sgt Pepper (1967), la cui cover li vede baffuti e colorati. Negli anni a seguire però rimasero famosi solo quelli di Ringo Star, poiché John Lennon preferì la barba, mentre Paul Mc McCartney la totale rasatura.

Chi invece con i suoi baffi ha avuto un continuo rapporto di amore e odio è il cantautore Nick Cave. Agli esordi era spesso rasato, ma ha scelto poi di sfoggiare un baffo tagliente e scuro come la sua voce, facendo del suo look elegante e da lord maledetto – con i baffi – il suo biglietto da visita.

Anticonvenzionale, scomodo, oscuro, ma anche imprevedibile, perturbante e attrattivo… questi sono gli aggettivi che meglio descrivono la rockstar australiana che nell’album Grinderman nel pezzo No Pussy Blues le prova tutte per convincere la ragazza che gli piace ad andare a letto insieme: eppure non c’è verso di farle cambiare idea.

«I sent her every type of flower,
Le ho mandato ogni tipo di fiore,
I played her guitar by the hour,
Ho suonato la sua chitarra di ora in ora,
I patted her revolting little chihuahua,
Accarezzai il suo rivoltante piccolo chihuahua,
But still she just didn’t want to.
Ma ancora lei non voleva.»

Solo qualche mese dopo l’uscita del pezzo, il cantante dichiara in un’intervista che quella donna non lo accettava per i suoi baffi… esplicitando che il successo con l’altro sesso era molto più garantito con barba, baffi e capelli in ordine.

Che l’abito faccia davvero il monaco come dice Nick Cave?

Comunque, se non sapessi cos’è Movember…

La parola è data dall’insieme di Moustache e November, in inglese, il movimento nasce nel 2003 dall’idea di un gruppo di amici australiani di Melbourne, diventando poi una fondazione rappresentata sul sito Movember.com. Spingendo gli uomini a farsi crescere i baffi durante questo mese autunnale, grazie ai social e ai tanti testimonial famosi, l’iniziativa ha raggiunto il successo mondiale ispirando più di 1,9 milioni di Mo-Bros in Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Sud Africa, Irlanda, Finlandia, Paesi Bassi, Spagna, Danimarca, Norvegia, Belgio, Repubblica Ceca e anche Italia. Tutti possono partecipare: basta registrarsi al sito, farsi crescere i baffi, inviare le proprie foto e – se si vuole – donare.

Foto d’apertura e foto nel testo di Courtesy Everett Collection/Co​ntrasto.
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