L’incredibile arte dello stuntman

Author Viola Franchini contributor
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Calendar 10/02/2020
Time passed Tempo di lettura 2 min

Nella notte più attesa da Hollywood (e non solo) le statuette si sono fatte largo e oggi non si parla d’altro. Noi allora vi raccontiamo di altri interpreti, spesso “invisibili”, ma senza i quali sarebbe impossibile realizzare scene mozzafiato: gli stuntman.

Le controfigure incarnano ancora oggi lo spirito del cinema delle attrazioni, facendo completo affidamento sulle proprie capacità fisiche ed atletiche e portando avanti quell’antica tradizione spettacolare che ha contraddistinto la settima arte sin dalle sue origini.

Nella storia del cinema italiano c’è un caso davvero importante di stuntman che ha attraversato cinquant’anni di produzioni di casa nostra, affrontando generi sempre diversi. Si tratta di Osiride Pevarello, nato il 26 luglio del 1920 in una famiglia di giostrai. Come i suoi fratelli e sorelle (ben diciannove!), Pevarello intraprende la carriera circense, iniziando a lavorare come mangiafuoco, per poi passare al ruolo di acrobata.

Osiride Pevarello è, sostanzialmente, il primo vero stuntman del cinema italiano, scomparso alla veneranda età di 96 anni.

Ben presto, però, decide di abbandonare il circo per cimentarsi nel mestiere di saltimbanco, cascatore e maestro d’armi per il cinema e per la televisione.

Forse non tutti lo sanno, ma Osiride Pevarello è, sostanzialmente, il primo vero stuntman del cinema italiano. Il suo debutto sul grande schermo risale al 1949 ne Il mulino del Po di Alberto Lattuada, ma è negli spaghetti western che trova la consacrazione, in particolare accanto alla coppia Bud Spencer e Terence Hill, dando prova delle proprie doti di caratterista ed acrobata. Da Lo chiamavano Trinità del 1970 a Bomber del 1982, passando per Piedone lo sbirro, I due superpiedi quasi piatti e tanti altri piccoli cult dell’epoca, Pevarello (nella foto con Terence Hill) si specializza sempre di più nel filone delle “scazzotate”, diventando una presenza fissa sui set dei film di genere di quel periodo.

A Million Steps

Collaborazione fissa era poi con l’amico Tinto Brass: Pevarelli ha infatti partecipato a praticamente tutti i lungometraggi del maestro del cinema erotico italiano, compresi Caligola, Miranda e La chiave. Fortunata ironia della sorte, Osiride scompare alla veneranda età di 96 anni: un bel traguardo se si pensa che ha passato buona parte della propria vita prendendole di santa ragione!

Quando si parla di stuntman, poi, non si può non fare un riferimento a Quentin Tarantino, fan boy per eccellenza del western all’italiana, che ha riportato le controfigure sulla cresta dell’onda. Se già con Grindhouse – A prova di morte il regista più pulp di Hollywood e dintorni aveva eletto a protagonista un membro della categoria (Stuntman Mike, controfigura in pensione e omicida misogino, magnificamente interpretato da Kurt Russell) – è con il recentissimo C’era una volta a…Hollywood che Tarantino consacra ufficialmente il ruolo dello stuntman.

Andando a raccontare un periodo delicato come il 1969, anno dell’omicidio di Sharon Tate, e un momento di totale cambiamento nell’industria del cinema e della televisione americani (l’avvento della cosiddetta New Hollywood), Tarantino fa un vero e proprio omaggio al mestiere della controfigura, ponendolo esattamente allo stesso livello dell’attore principale.

Il Cliff Booth di Brad Pitt, infatti, soffia ogni sorta di premio nella vita reale alla sua controparte divistica (Rick Dalton, interpretato da Leonardo Di Caprio): insignito del Golden Globe, del Critics Choice Award e del Bafta per il miglior attore non protagonista, Brad Pitt vince l’Oscar come miglior interprete non protagonista.

Una bella rivincita per tutti gli stuntmen, non vi pare?

redits

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