L’uomo che ci ha insegnato a vedere i colori

Author Federica Mappa contributor
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Calendar 26/02/2018
Time passed Tempo di lettura 4 min

Se è vero che la vita di un uomo è fatta di poche costanti, quelle di Ottavio Missoni sono indubbiamente l’amore per la moda, la passione per lo sport e l’infinita devozione alla famiglia e alla sua dolce consorte, Rosita Jelmini.

Stilista di fama internazionale, nato a Ragusa di Dalmazia da padre friulano e madre dalmata, Ottavio Missoni ha solo sei anni quando con la famiglia si trasferisce a Zara dove trascorre la sua giovinezza.

Nonostante ciò che si potrebbe immaginare, non è stata la moda il suo primo amore. Partito da un interesse per l’atletica leggera, Ottavio si afferma come atleta degno di nota tanto da vestire la maglia della nazionale nel 1935: i 400 metri piani e i 400 metri ostacoli diventano le sue specialità.

Otto titoli italiani, classificazioni importanti a Vienna nel 1939 e alle Olimpiadi di Londra nel 1948. A questi si aggiungono le prime esperienze come modello per fotoromanzi.

Quella di Ottavio Missoni è stata indubbiamente un’adolescenza dinamica e fervida, costantemente impegnato ad investire le sue energie nelle sue più grandi passioni. Ma sono le Olimpiadi di Londra del 1948 a regalargli il suo più grande amore, Rosita ― che racconta:

“Ero in vacanza al Politecnico in Regent Street. Oltre a castelli, musei e gallerie in programma c’era anche una visita allo Stadio di Wembley. Era una torrida giornata estiva, eravamo in dodici, avevamo posti da studenti, ma proprio vicino all’uscita degli atleti. E lui era lì, ammiratissimo da tutte le mie compagne”.

Reduce da una lunga prigionia, a seguito della battaglia di El Alamein, è anche grazie all’incontro con Rosita che Ottavio Missoni torna alla vita, all’amore e si avvicina al mondo della moda.

La famiglia di lei, infatti, aveva sin dagli anni Venti una fabbrica di scialli e tessuti ricamati a Golasecca, in provincia di Varese. Fu così che dopo il matrimonio nel 1953 nonostante le titubanze dei parenti per i loro 11 anni di differenza, Ottavio e Rosita, uniscono le loro forze e interessi e mettono le basi per quella che diventerà la grande maison italiana Missoni.

A Million Steps

Il lavoro è ben organizzato: Rosita disegna i vestiti e prepara le confezioni, Ottavio viaggia con il campionario per presentarlo al mercato abituato al colore nero ma che viene subito conquistato dai suoi estrosi tessuti colorati.

Nel 1954 nasce il loro primo figlio, Vittorio Missoni: dalla coppia nasceranno anche Luca Missoni, nel 1956, e Angela Missoni, nel 1958.

Partiti da quattro operarie che percorrevano ogni mattina un’ora e mezza di treno per poi essere scortate da Ottavio, in poco tempo, i golfini neri con nastri e rose arrivarono in via Sant’Andrea per vestire le Callas e poi in Rinascente con la vetrina dedicata ai coloratissimi vestiti a righe Milano Sympathy.

Da qui è una continua evoluzione e scalata verso il successo: le prime apparizioni sulle riviste di moda, la prima boutique Missoni, la realizzazione di abiti per la prima della Scala, e una lunga lista di riconoscimenti.

Oltre ai colori e alle righe il brand Missoni portava con sé l’esuberanza del suo designer e la sua indole provocatoria: nel 1976 a Palazzo Pitti, a Firenze, le modelle sfilarono senza reggiseno perché del colore sbagliato.

I seni scoperti delle indossatrici furono un vero scandalo all’epoca ma contribuirono ad aumentare la popolarità del marchio. Uno dei segreti del mestiere per lo stilista era quello di non prendere le cose troppo sul serio e mettere sempre tutto in discussione, anche solo per il gusto di provocare. Un suo classico motto era:

“Per vestirsi male non serve seguire la moda,
ma aiuta”.

Sono tante le personalità provenienti da ogni campo a concordare sulle costanti dello stile Missoni: il pittore francese Balthus, sintetizzando la fantasia e l’eleganza dello stile Missoni, lo ha definito “Maestro del colore”, mentre il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha dichiarato:

“L’arcobaleno che usciva dalle sue creazioni ci ha regalato l’immagine di un uomo allegro che ha saputo portare la sua moda a livelli mondiali”.

Stilista e atleta, atleta e stilista: sembra che la vita di Ottavio Missoni sia scandita da queste due identità, diverse ma complementari, che insieme plasmano la sua personalità, il suo animo da guerriero e il carattere tenace.

“A 89 anni, nel 2010, vinse la medaglia d’oro europea nel lancio del giavellotto nella categoria over 85 e quella d’argento nel lancio del peso mentre a 90 anni si laurea campione nazionale indoor e outdoor nel lancio del giavellotto”.

Ma se c’è una data che Ottavio Missoni avrebbe voluto cancellare dalla sua lunga vita tempestata di successi e amore è sicuramente il 4 gennaio 2013: nell’arcipelago di Los Roques un bimotore con a bordo Vittorio Missoni, figlio dello stilista, sua moglie e dei loro amici è misteriosamente scomparso dal radar poco dopo il decollo. Infinite indagini, continue ricerche, ipotesi di dirottamento del velivolo, poi il silenzio.

Dopo quella tragedia, Ottavio Missoni non si era più ripreso e si era chiuso nel silenzio e nel dolore peggiorando le sue già precarie condizioni di salute. Morì, infatti, il 9 maggio dello stesso anno.

Viene a mancare un imprenditore di successo ma anche un premuroso datore di lavoro che aveva fatto della maison la sua seconda casa. Uno dei 250 dipendenti del quartier generale lo ricorda così:

“Era una persona solare e attenta: la sua azienda era come una famiglia tanto che mia madre, cha ha lavorato alla Missoni per trent’anni, quando è andata in pensione piangeva”.

Il mondo dello sport lo considera una personalità di grande valore, come l’ex presidente del Coni e attuale membro del Cio, Mario Pescante:

“Ha onorato lo sport e il made in Italy. Perdiamo una persona di cui andare orgogliosi”.

Riconoscimenti e premi prestigiosi per la moda e medaglie su medaglie per lo sport: sicuramente Ottavio Missoni viene e verrà sempre ricordato come un campione e, parafrasando una canzone di Mina, ci piace pensare allo stilista come un maestro che ci ha insegnato a vedere a colori.

Foto in copertina di Archivio A3 Conc ufficio stampa/Contrasto e foto nel testo di EDO/RCS/Contrasto
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