Mai più distrutte, le auto della Collezione Righini

Author Enrico Rondinelli contributor
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Calendar 20/07/2016
Time passed Tempo di lettura 1 min

Può un uomo che di mestiere fa il demolitore di automobili avere una delle più importanti collezioni di auto?

È un paradosso, ma capita anche questo. Mario Righini, con un pragmatismo ed una schiettezza tutta emiliana, ha portato avanti per tutta la vita tale attività intrapresa dal padre nel ’39.

A Million Steps

Durante la seconda guerra mondiale, seguendo le prescrizioni del governo, le auto si demolivano per recuperare materie prime: tuttavia – sin da bambino – Mario, vedendo quelle belle auto “in punto di morte”, si accorgeva che erano delle opere d’arte da salvare.

“Non sono un ‘possessore’, piuttosto un ‘custode'”.

Righini oggi ama definirsi il “custode” di questi veicoli (oltre 350) che, secondo lui, rappresentano la massima espressione del genio umano oltre che vero strumento di libertà: ne è nato un museo in uno splendido castello tra Modena e Bologna pieno di Ferrari, Maserati, Lancia, Alfa Romeo, Lamborghini, Fiat, Bugatti e Mercedes-Benz, suddivise tra auto anteguerra e dopoguerra.

“Quando vedevamo delle belle macchine in demolizione dicevamo: ‘che peccato!'”

La maggior parte delle auto sono italiane, considerate capolavori – secondo Righini – per stile, prestazioni e tecnologia; tra i pezzi più importanti, l’Alfa Romeo 1750 con cui iniziò a correre Enzo Ferrari, la 2300 8C di proprietà del mitico Tazio Nuvolari e la prima e unica automobile costruita da Enzo Ferrari nel 1940, l’Auto Avio Costruzioni tipo 815, uno dei tanti esemplari unici presenti.

Foto del Museo Righini
redits

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