Se hai qualche dubbio, vestiti come Marcello

Author Guido Luciani contributor
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Calendar 19/01/2018
Time passed Tempo di lettura 2 min

Il concetto è che non ho mai creduto nei modelli di stile, figuriamoci nelle mode passeggere. Ma, quando hai la fortuna di trovarne uno con cui crescere, non puoi far altro che approfittare di tutti i suoi insegnamenti.

“Se hai qualche dubbio, vestiti come Marcello”.

Era una delle frasi preferite di mio nonno. La sfoderava spesso, come sfoderava il cappello prima di indossarlo. Con la stessa elegante serietà che nascondeva, in realtà, un piglio ironico d’altri tempi.

Lo diceva a mio padre e, poi, per continuare la tradizione, anche a me, ogni qual volta ci trovava immobili con lo sguardo rivolto verso l’armadio, alla ricerca del vestito giusto da indossare.

“C’è solo una cosa peggiore delle regole imposte ― diceva― Chi le ignora e le infrange senza sapere di averlo appena fatto”.

Era una lezione, la sua. Valeva per la vita, certo. Ma, naturalmente, oggi, vale per me per il ben vestire. Se c’era una cosa che amava, mio nonno, piuttosto, era il genio di chi, quelle regole, le conosceva così bene da potersi permettere, consapevolmente, di infrangerle.

Amava il completo nero classico, sartoriale, impeccabile, mio nonno. Amava le camicie bianche, il colletto alla francese (che in Francia, ironia della sorte, chiamano all’italiana), le cravatte nere, e il nodo stretto, strettissimo.

Sì, esattamente come quello di Marcello Mastroianni. Per l’inverno amava anche le tonalità neutre dei colori kashà che richiamano la purezza della lana cachemire, e poi anche le trame con micro-effetti ed i motivi leggeri.

Ma più di tutto amava i tessuti, amava toccarli per individuarne la qualità, amava sentire il peso del vestito addosso. Perché, al di là delle mode passeggere che della “comoda” leggerezza dei tessuti fanno un vanto non sempre sensato, non dimentichiamolo, più pesano e meglio cadono.

“Non scegliere mai un tessuto senza averlo prima toccato. È per questo che la mano ha un ruolo essenziale: dopo aver toccato un abito invernale devi sentire una sensazione calda e allo stesso tempo morbida, mentre per i vestiti estivi la mano dev’essere fresca, quasi secca”.

Quando mi trovo davanti al mio armadio, oggi, penso a lui. E, immancabilmente, a Mastroianni. E davanti ai miei occhi scorre una carrellata di immagini, cinematografiche e non, di un’icona di stile inarrivabile, simbolo dell’ammirazione per la tradizione sartoriale tutta italiana e di quell’ossessione internazionale per il ben vestire del Belpaese.

Il completo color sabbia con gilet e cravatta nera di Matrimonio all’italiana, il trench beige e gli occhiali da sole quadrati con montatura in acetato tartarugato, divenuti quasi sinonimo dello stile Mastroianni, di una famosa foto, oggi si direbbe virale, in cui l’attore tiene per mano sua figlia Chiara e persino il vestito bianco con camicia nera nel ritratto di gruppo in chiusura de La dolce vita.

A Million Steps

Uno stile classico, e questo è senza dubbio vero, che sa mettere la vecchia cara regola della semplicità al primo posto. Classico, sì, semplice, altrettanto, ma profondamente ironico.

Quell’ironia, quella leggerezza (qui sì che ha senso parlare di leggerezza) che può appartenere solamente alla mente del genio, quella persona che le regole le conosce talmente tanto bene da servirsene per creare una propria indimenticabile, ed invidiabile, identità di gusto.

“Con quello sguardo scuro e dolce ― diceva di lui Claudia Cardinale ― l’occhio di velluto che ha sempre caratterizzato il latin lover, aveva tutto ciò che serve per piacere: gentilezza, quel misto di sensibilità femminile e di forza virile, delicatezza, bellezza e riservatezza”.

Non era un fanatico dei modelli di stile neanche Mastroianni, di certo non si sarebbe mai definito un follower né un seguace della prima moda mutevole e passeggera. Non avrebbe mai indossato camicie, giacche, o peggio, pantaloni, troppo corti, perché si usano, né tantomeno portato una cravatta con un nodo lasco solo per star comodo. Non farei nessuna di queste cose neanche io. E mi auguro non le facciate mai neanche voi.

Foto in apertura e nel testo di Courtesy Everett Collection/Contrasto
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