Il 17 novembre ha compiuto 70 anni e 40 di carriera: Carlo Verdone, regista, attore e sceneggiatore romano, più di altri ha saputo catturare l’essenza e le sfaccettature dell’italiano medio, alzandolo a livello di archetipo.
Dagli esordi con il cabaret fino al suo più recente film da regista, Benedetta follia, Verdone ha raccontato, a volte con cinismo e altre con una maggiore propensione per la risata, l’Italia frenetica e mutevole degli ultimi quattro decenni.
Carlo ha iniziato a studiare i tic e le fragilità di chi passava sotto la sua finestra.
Sono state le strade tra Trastevere e Campo De’ Fiori a ispirare Verdone, abituato e stimolato a osservare quel pezzo di Roma e le persone che lo abitavano: rigattieri, artigiani, alimentari, calzolai.
In un periodo in cui i turisti non occupavano ancora ogni singolo angolo delle vie acciottolate, il giovane Carlo ha iniziato a studiare i tic e le fragilità di chi passava sotto la sua finestra, fino a trasformare questi dettagli in personaggi a tutto tondo, maschere della società che lo circondava.
Ma quali sono i suoi ruoli più iconici, quelli che hanno contribuito a renderlo il comico che è oggi?
1. Ruggero – Un sacco bello (1980)
Ruggero è un hippie convinto di aver avuto una visione e, da allora, vive in una comunità in Umbria. Di passaggio a Roma con la sua fidanzata, Ruggero incontra il padre che, disperato, lo attira nella sua vecchia casa per cercare di convincerlo a tornare sulla retta via.
Un sacco bello rappresenta l’esordio nel lungometraggio per Verdone che, già da subito, esibisce alcune caratteristiche ricorrenti in tutta la sua produzione: il tema del viaggio, l’ambientazione romana, lo sdoppiamento di Verdone che si presta a più ruoli, davanti e dietro la macchina da presa.
2. Mimmo – Bianco rosso e Verdone (1981)
È tempo di votare! Gli italiani si mettono in moto per raggiungere le sedi di voto e Verdone ci regala tre personaggi in viaggio verso casa: Pasquale Di Amitrano, Furio Zòccaro e Mimmo. Riprendendo la struttura narrativa a episodi dell’esordio, Verdone mette di nuovo in mostra le proprie doti di trasformista e la sua capacità di circondarsi di raffinati caratteristi, come l’indimenticabile sora Lella o Mario Brega, nel ruolo del rude camionista.
Il film può vantare la presenza di Sergio Leone (maestro di Verdone, era già stato coinvolto nell’esordio) nel ruolo di produttore esecutivo e una colonna sonora composta da Ennio Morricone.
3. Oscar – Troppo forte (1986)
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Uno dei personaggi più ricordati e amati di Verdone: lo stuntman – aspirante attore – che desidera essere Rambo ma viene scartato da tutti i registi per la sua faccia da bravo ragazzo. Dopo In viaggio con papà, Verdone torna a lavorare con Alberto Sordi, a cui più volte è stato accostato in qualità di suo erede cinematografico. Il film risulta un po’ discontinuo ma Oscar Pettenati è entrato nell’immaginario nazionale, soprattutto grazie al racconto delle disavventure avvenute durante le riprese di La palude del caimano.
4. Piero – Compagni di scuola (1988)
Ispirata a fatti realmente accaduti a Verdone e a Christian De Sica (suo compagno di scuola e futuro cognato), questa commedia corale mette in scena la disillusione di un gruppo di trentenni costretti a fare i conti con i propri fallimenti. Muovendosi tra dramma e grottesco, Verdone regala una delle sue migliori prove da regista, ma anche da attore con il malinconico personaggio di Pietro “Er Patata”, un professore di liceo assillato dalla moglie che trova conforto in una studentessa, con cui intrattiene una relazione.
5. Bernardo – Maledetto il giorno che t’ho incontrato (1992)
Bernardo è un giornalista e un musicologo, impegnato a stendere la biografia di Jimi Hendrix ma la rottura con la fidanzata Adriana lo fa cadere in depressione. Per stare meglio sceglie di andare in analisi e lì incontrerà Camilla (Margherita Buy), attrice nervosa e innamorata dello psicologo.
Questa atipica commedia romantica ci fa assistere all’incontro tra due nevrotici, interpretati perfettamente dai due protagonisti: Verdone è in ottima forma e dimostra di sapersi cimentare anche in ruoli più delicati, senza però rinunciare alla sua (ormai patentata) capacità di lettura della vita reale e dei disadattati che ne abitano le retrovie. La scelta di portarli in primo piano fa centro, facendogli guadagnare anche un David di Donatello per la sua interpretazione.
6. Romano – La Grande Bellezza (2013)
Romano è il compagno di sventure e di festini di Jep Gambardella (Toni Servillo), scrittore teatrale non realizzato, innamorato ma sfruttato da una giovane donna che non ricambia il suo sentimento.
Nel film di Sorrentino, Verdone appare spompato, stanco, disilluso. Romano rappresenta sicuramente uno dei ruoli più tormentati della sua carriera, un’ennesima, riuscitissima, maschera danzante e caciarona che, sotto la superficie, nasconde una tristezza incolmabile.