Immaginiamo un viaggio e di attraversare l’Italia. Immaginiamo, magari, di essere sulla Mercedes cabriolet 300 Sel, de La congiuntura, film d’esordio alla regia del maestro Ettore Scola. Al volante il mattatore Vittorio Gassman, elegantissimo in completo color sabbia, sorriso smagliante, splendido rappresentante di una raffinata italianità.
Siamo nel ’63 e accanto a lui, che qui interpreta il principe romano Giuliano Niccolini-Borgia, l’americana Joan Collins, in “fuga” da Roma a Lugano. Quello che stiamo immaginando è il ritratto di un’italianità chic che ama viaggiare con classe, il ben vestire e le automobili di lusso. Senza dimenticare di mettere in valigia quel pizzico d’irresistibile ironia.
“Mi raccomando, figlio mio, sii prudente.
E non superare i 180! ― dice Gassman a sé stesso durante un sorpasso”.
Un elogio alla vita, al carpe diem, ma soprattutto un omaggio a un’Italia che non abbandona l’eleganza neanche durante un viaggio d’evasione da routine e lavoro.
Perché per ben viaggiare, che sia un piacevole e sorprendente weekend come ne ‘La congiuntura’, una gita in montagna, una vacanza lunga, o una trasferta di lavoro, bisogna saper ben scegliere cosa portare con sé. E soprattutto dove metterlo.
“Per viaggi brevi, trovo pratico, comodo ed elegante allo stesso tempo viaggiare con un agile borsone, di pelle o canvas, possibilmente fatto a mano”.
In alternativa, scelta ricercata e più “tecnica”, per chi vuole viaggiare ancora più leggero, una borsa messenger a scomparti, colori classici, da portare a mano o, all’occorrenza, a tracolla.
Questo buon compromesso tra borsone e valigetta è, per me, l’unica borsa in grado di sostituire (non sempre, badate bene) anche la ventiquattrore: di pelle o tela che sia, quest’ultima resta comunque l’indiscussa regina di tutti gli spostamenti di lavoro.
E anche qui, scegliete lo stile classico, i colori scuri (nero, blu notte, marrone testa di moro), evitando grandi loghi in bella vista, tasche eccessive e qualsiasi tipologia di appariscente “abbellimento”.
“Raramente ciò che viene definito abbellimento è davvero tale. Anzi, quasi sempre è esattamente il contrario”.
Per le grandi partenze, invece, non so resistere al fascino delle intramontabili valigie rigide da portare rigorosamente a mano, di quelle che raramente, purtroppo, si vedono ancora nelle stazioni o nelle hall degli alberghi. Certo, starete pensando che sarebbe più comodo un trolley e, state tranquilli, lo penso anche io, a volte.
Ma ve lo immaginate, ad esempio, l’affascinante Dirk Bogarde di Morte a Venezia arrivare in Laguna trascinando una valigia con le ruote?
Il modello inarrivabile resta, nella mia memoria di cinefilo, la splendida valigia foderata beige con rinforzi esterni in pelle martellata con cui viaggia Gassman in Profumo di Donna di Dino Risi.
Qui il protagonista, un ex capitano dell’Esercito rimasto cieco a causa di un’esplosione accidentale, viaggia da Torino a Napoli in compagnia di una giovane recluta che “addestrerà” ai piaceri della vita. Eleganza, sicuramente, ma anche, ancora una volta, quell’ironia all’italiana che da sempre fa impazzire il mondo.
“Cosa credi? – dice il protagonista durante il viaggio in treno ― Che io soffra perché non posso più vedere i tramonti? Il sesso, le cosce: ecco la sola religione, idea politica, la vera patria dell’uomo”.
Che si viaggi con le eleganti valigie nere di Dirk Bogarde, con la ventiquattrore di pelle del nobile Vittorio De Sica nella Milano tutta business e affari de Il Generale Della Rovere o con usurati borsoni di tela e i soldi attaccati sotto l’auto come in Marrakech Express, ricordate sempre di portare con voi, come primo orgoglioso segno distintivo, il vostro inconfondibile stile italiano. Anche, e soprattutto, in viaggio.