Bassano del Grappa è ormai il centro di gravità degli autentici appassionati di corse e auto storiche. E ‘La Leggenda’ è un concentrato di tutto ciò. Vi ricordate quanto era bello usare le auto storiche negli anni ’80? Quando nelle gare di regolarità non c’era la fobia dei cronometri, dei pressostati, dei computer che calcolano la media?
Beh, io non me lo posso ricordare essendo un figlio degli anni ’80, ma ho ascoltato i ricordi di tanti amici oltre ad averne vissuto lo strascico all’inizio degli anni ’90, prima che l’era digitale entrasse anche nel mondo delle auto d’epoca.
Era bello perché si vivevano giorni in un clima goliardico, impegnati con il corpo e la mente a guidare; guidare su e giù per le stradine s’inerpicavano lungo montagne raramente visitate da uomini, tantomeno da appassionati che andavano in giro con le auto storiche.
Poi, come sempre, i tempi cambiano, gli anni dei pionieri delle auto di ieri passano e anche questo settore si è plasmato all’epoca moderna, con un po’ di nostalgia per quella spontaneità, leggerezza se vogliamo, con cui si affrontava un weekend diverso.
Per fortuna non tutto è perduto e dall’abitacolo di una divertente Devin-Porsche del 1959 abbiamo percorso oltre 600 chilometri su e giù per i passi alpini tra il Veneto ed il Friuli, dalle Dolomiti al lago di Sauris per l’edizione 2018 de La leggenda di Bassano – Trofeo Giannino Marzotto.
“Una gara di regolarità come una volta: partecipanti rilassati ― per lo più stranieri ―, tranquilli e sorridenti, intenti a godersi le proprie auto, il paesaggio, apprezzando il meglio della nostra enogastronomia”.
Questa manifestazione di regolarità è già di per sé diversa dalle altre per la tipologia di auto che possono parteciparvi: vetture sport costruite entro il 1960; biposto o “barchette”, come dal 1950 sono state soprannominate le auto aperte, con carattere agonistico; a coniare questo termine fu l’Avvocato Gianni Agnelli alla presentazione della Ferrari 166 Mille Miglia carrozzata Touring al Salone di Torino.
“Tra l’altro, proprio una di queste rare barchette, gemella di quella dell’Avvocato era presente anche alla ‘Leggenda’: correva insieme a noi, guidata da un felice collezionista spagnolo”.
Una manifestazione diversa non solo per le auto ma anche per gli equipaggi, tutti duri e puri: gente che non si spaventa ad inzupparsi sotto il diluvio e non teme tre giorni di vento in faccia, capace di rintronare anche un pugile.
“Qui i cronometri non mancano, e nemmeno i cronografi”.
La ‘Leggenda di Bassano’ rimane comunque una gara di regolarità, seppur con un numero inferiore di prove (anche meno impegnative) rispetto ad altre manifestazioni.
Nonostante l’atmosfera meno agguerrita per i vincitori Andrea Giacoppo e Daniela Grillone Tecioiu non è stato meno facile e neanche meno avvincente portarsi a casa una coppia di cronografi “Nuvolari Legend” Eberhard&Co., maison svizzera di orologeria da sempre legata al mondo delle auto storiche e main sponsor della manifestazione.
Vincono Andrea Giacoppo e Daniela Grillone Tecioiu con la loro agile e affidabile Fiat 508 S Coppa d’Oro del 1933, tra le auto più adatte a questa manifestazione, sono stati davanti all’Aston Martin Le Mans del 1933 di Roberto e Francesca Miatto, mentre Maurizio Piantelli e Paola Montaldi su Bentley Speed Model del 1926 si sono piazzati terzi assoluti.
Oltre all’auto vincitrice, un’altra italiana si è portata a casa un altro trofeo: l’Alfa 8C Le Mans del 1932 si è aggiudicata il trofeo Pakelo Heroes. Le altre “prime donne” italiane sono state Ferrari 750 Monza, l’Alfa 6C 1750 GS sia in versione ― Zagato dello stilista della carrozzeria ne abbiamo scritto qui ― che Touring, l’8C 2300 Monza, la Lancia Aprilia Sport e la Maserati A6GCS.
Poi ci si poteva perdere tra le barchette di marchi italiani oggi scomparsi che hanno deliziato gli occhi di noi partecipanti e dei tanti appassionati ai bordi delle strade: dalle OSCA, alle Cisitalia, passando per Stanga, Siata, Ermini e Stanguellini e le varie interpretazioni artigianali delle barchette su base Fiat 1100.
Ognuna di queste “barchette” ha una storia speciale da raccontare, un passato sportivo trascorso calcando strade impervie come quelle affrontate nei tre giorni della ‘Leggenda’.
“Se le cose si fanno, vanno fatte bene: non si possono utilizzare auto dell’anteguerra con abbigliamento tecnico contemporaneo”.
In particolare gli equipaggi delle ben dieci Bentley presenti, ma anche quelli con le Riley, Singer, Alvis, Allard, Elva e Frazer Nash erano perfettamente in linea con lo stile delle proprie auto, con abbigliamento e copricapo dell’epoca.
100 auto in totale, dalla Bentley Super Sport del 1923 fino alla più giovane, la “nostra” Devin-Porsche del 1959: senza risparmiarle minimamente nonostante l’età, ci siamo divertiti lungo il Passo delle Erbe, poi siamo arrivati in Val Badia e abbiamo sfiorato Dobbiaco con la Croda Rossa e le tre cime di Lavaredo al nostro fianco, immersi nella natura.
A rendere più eroica la manifestazione un po’ di pioggia alla partenza a Bassano, dove quasi tutti noi ― non avendo alcuna capote ― siamo stati costretti a guidare a cielo aperto: gli stranieri addirittura, durante uno scroscio pre-partenza, lasciavano che l’acqua bagnasse gli abitacoli delle loro preziose sportive, noncuranti di possibili malfunzionamenti elettrici.
Noi invece, apprensivamente italiani, abbiamo subito coperto la nostra piccola Devin-Porsche per preservare quanto più possibile i nostri sedili. Sempre una barchetta, ma dei giorni nostri, è stata la vettura apripista della manifestazione: la Dallara Stradale (di cui via abbiamo già parlato qui).
Una manifestazione solo per leggendari appassionati (penserete)? Tutt’altro: tra i copiloti c’erano addirittura sei bambini sotto i quattordici anni, segno che anche i giovani sanno preferire il ticchettio delle lancette di un crono al touch dell’iPhone.