Ti svegli, esci dal letto, fai colazione, doccia se sei un mattiniero, poi ti prepari (non necessariamente tutto in quest’ordine) mettendo le cose che ti servono nello zaino ― se sei uno di quelli che fa la borsa la sera prima ti ammiriamo molto ― e, infine, ti metti su vestiti e scarpe.
In una società veloce, improntata al cambiamento e all’innovazione continua, abbiamo deciso di fermarci e scoprire da dove derivano alcuni oggetti che usiamo ogni giorno. E capire perché, ad un certo punto, qualcuno ha sentito il bisogno di crearli.
Spostiamo dalla visuale lo smartphone ― che nel frattempo è diventato il nostro migliore amico ― e ci guardiamo i piedi. Ci interessa, partiamo dalla storia delle scarpe.
Il primo paio di scarpe al mondo è armeno
Ha 5.500 anni ed è stato ritrovato nel 2010 in una grotta in Armenia da alcuni archeologi in un incredibile stato di conservazione. È un trentasette e mezzo da donna, ed è stata costruita interamente con pelle bovina. Parliamo di una cosa lavorata: la scarpa presenta anche un’allacciatura sul fronte e retro, con la pelle tagliata in due pezzi e poi cucita a mano insieme.
Si pensa che l’idea dietro la necessità di farsi un paio di scarpe sia per proteggere il piede dalle pietre taglienti e arbusti con le spine tutt’intorno la grotta armena. Una necessità. In un’intervista per la National Geographic, l’archelogo Gregory Areshian dell’università della California racconta come le diverse temperature da affrontare potrebbero anche essere dietro l’idea di realizzare una scarpa.
“Si cammina per lunghe distanze,
e si passa dai quarantacinque gradi d’estate al sotto lo zero d’inverno”.
In realtà, ben prima delle scarpe ci sono i sandali. Le ricerche li posizionano a 7.000 anni fa e ritrovati all’interno dell’Arnold Research Cave, due chilometri a nord di Portland in Missouri. E molti studiosi credono che si possa andare ancora indietro con gli anni fino a 40.000 anni.
Secondo posto alla scarpa della mummia del Similaun
Nel 1991, sulle Alpi Venoste al confine tra Italia e Austria viene ritrovato un reperto di 5.300 anni fa. È un corpo di sesso maschile tra i 40 anni riconducibile a Ötzi, la mummia del Similaun. Anche chiamato ‘L’uomo venuto dal ghiaccio’, ai piedi presenta delle scarpe con un rivestimento di corda e erba per ripararlo dal freddo.
La mummia ha il primato di essere il primo uomo mai tatuato. Durante il ritrovamento, infatti, Ötzi presenta dei tatuaggi lungo tutto il corpo. Sono sessantuno e sono tutti composti da semplici punti e linee.
La scarpa cambia moltissimo fino alla venuta di Cristo
Nel 1200 avanti Cristo vanno i sandali degli Egizi. Non per tutti, sia chiaro. Mentre i popolani sono per lo più in giro scalzi, per distinguersi le persone di un ceto sociale più alto usano una diversa forma di calzatura: i sandali. Le suole sono molte ― legno, cuoio, il più usato papiro, foglie di palma spesso rivestite con la tela ― e alcune scarpe hanno un sistema intrecciato con la pelle, quasi fosse un paio di infradito. Più avanti, andranno quelle con la punta rialzata.
La scarpa diventa molto più accollata ― si arriva fino a sopra la caviglia ― negli anni 1000 prima di Cristo con i greci. La pelle è principalmente quella delle regioni bagnate dal Mar Nero, dalla Cirenaica e dalla Sicilia. Le prime costruite hanno una suola di cuoio e hanno una struttura intrecciata. È il tempo di Omero e queste scarpe le portano i soldati. In relazione a che cosa mettevi ai piedi eri o un uomo libero o un cittadino greco.
Un po’ più avanti, nel 200 avanti Cristo, si mettono i ‘paduka’ indiani, soprattutto in occasione delle nozze con una suola alta per le donne. Sulla parte superiore è posto una specie di pomello che si infila tra alluce e indice, e sono fatte di legno, avorio o argento.
Con l’arrivo dei Romani tra gli anni 100 e lo zero, c’è l’evoluzione della calzatura tipicamente greca della concia delle pelli. Ne indica il ceto sociale; dalle suole senza tacco a quelle nere dei senatori romani, e rosse per le più alte cariche civili. Quelli di classi basse hanno una scarpa con suola senza tacco e la tomaia fino alla caviglia. Le scarpe più alte sono quelle dei militari o per gli sport dei Gladiatori. Quelli Spartani poi erano di lusso con l’aggiunta dell’ottone.
Tra le scarpe dei vichinghi e gli stivali da pirata ci sono 600 anni
Con l’arrivo dei Norreni ― le popolazioni vichinghe germaniche della Scandinavia ― nei primi anni 800 in Europa, passando per mari e fiumi, il sandalo muta in scarpa di pelle per sopportare le fredde condizioni di quei posti. Partono dal nord.
L’Asia del 1200 ha altre mode, più sfarzose e pittoresche. I nobili proprietari di cavalli indossano uno stivaletto invernale di pelle molto decorato. Si chiama ‘gutul’ e oggi fa parte del museo nazionale della Mongolia. Con quelli ai piedi, distinguersi dalla massa è proprio l’obiettivo principale.
In Olanda, in quegli anni, torna di moda il legno con gli zoccoletti realizzati in pioppo, salice, acero o olmo. Si usano per fare i lavori pesanti e spesso sono abbelliti con vari colori. Immaginiamo non sia la scarpa più comoda a cui si possa pensare, ma è sicuramente qualcosa di diverso; tanto che il mondo dell’alta moda li usa nel 2010 nelle sfilate.
Anche i francesi vestono gli zoccoletti ma sono molto meno raffinati. Rimangono color legno e vengono usati dalle classi sociali più basse per fare i lavori pesanti.
Con il passare dei secoli, la scarpa si accolla sempre più, in un ritorno al passato, quando arrivano i cavalieri nel 1600. Diventano molto popolari in Europa gli stivali di cuoio o stoffa, quelli con la fibbia laterale. Oggi sono chiamati ‘gli stivali dei pirati’.
Nascono le Oxford e sono molto in voga per tutto l’Ottocento
La seconda metà del 1600, nel mondo della storia delle scarpe, è sinonimo della nascita di un modello che continua a fare storia. Sono le prime ‘Oxford’ ― le francesine ― che prendono il nome dall’omonima prestigiosa università britannica di Oxford, appunto. In America, la scoprono ben duecento anni dopo.
Ma ecco i tacchi. Nel 1700 vanno di moda le scarpe alte, vicine agli aristocratici del tempo, perché le porta il re di Francia Luigi XIV di Borbone. Chi si può permettere di indossare scarpe col tacco è ricco. E tutti lo devono sapere. Con il tempo, uomini e donne le mettono indistintamente.
Negli Stati Uniti ci sono varie correnti. Le scarpe dei nativi indiani d’America cominciano a fare scalpore nella moda maschile, mentre le donne di Filadelfia sfoggiano le ‘décolletté’ ispirate ai mocassini.
Nel frattempo, le Oxford continuano a dire la loro in Europa, e si cominciano a vedere anche in Scozia e Irlanda ma sotto il nome di ‘Balmorals’, in onore dell’omonima regina del castello di Scozia.
Fino agli anni ‘70 vediamo scarpe col tacco e più accollate
Sta per finire il 1800. Dalla Mongolia gli stivali per andare a cavallo si evolvono in qualcosa che i Cowboy americani ― o chi vuole farsi ispirare dallo stile ‘Western’ ― avranno sempre nel loro guardaroba. Servono sì per domare gli animali, ma anche per camminare lungo le strade statunitensi con disinvoltura.
In Cina, si adottano pratiche molto dolorose per non favorire la crescita dei piedi delle ballerine dell’alta borghesia fin dall’infanzia. Dalla danza orientale alla moda mondiale il passo è breve.
È l’inizio del 1900, e nelle popolazioni montanare europee delle Alpi si usano scarpe per arrampicare. D’ispirazione dalle più classiche delle scarpe, si aggiunge una robusta suola in gomma per non scivolare sul ghiaccio e la punta arrotondata per avere più presa. Rimangono molto meno sportive rispetto a quelle che si vedono oggi.
Il Dopoguerra segna l’apertura e lo sfogo di moltissimi stili nel mondo della moda. Si esce da un periodo molto buio, povero e certamente non di sfarzo. La gente ha ora voglia di esprimersi e sentirsi libera. Negli anni ‘70 nel mondo della moda la distinzione tra moda uomo e donna è molto labile.
David Bowie ha tutine attillate a vita alta e ai piedi stivali col tacco e plateau (fino alle zeppe) pronunciati. La libertà dei costumi inizia a prendere forma. In “Let’s Dance” canta:
“Mettiti su le tue scarpe rosse
e balla il blues”.
Tra le scarpe classiche, oggi le Oxford sono sempre in testa
Derby, singola e doppia fibbia, nappine, e mocassini sono solo alcune delle scarpe che vanno di moda oggi nel mondo classico italiano. Si sa, alcune sono di forte ispirazione del passato ― anche se esistono delle varianti, vezzi, forme e piccoli particolari che le differenziano ― mentre altre sono ancora da inventare e stravolgere. La storia delle scarpe non può certo finire qui.
Dalla nascita di Velasca nel 2013, nella collezione le Oxford continuano a essere ancora oggi il modello più venduto. È forse perché, per molti, è quel paio di scarpe senza tempo, che quando arriva un’occasione formale nel calendario non sbagli mai.