Tony è rimasto grande

Author Federica Mappa contributor
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Calendar 28/05/2018
Time passed Tempo di lettura 4 min

Prendete una voce rock ‘n’ roll, aggiungete un ciuffo impomatato di nero e una camicia con le frange. A concludere, mixate una passione infinita per la musica e per la vita. Qual è il primo nome che vi viene in mente? Se Antonio Ciacci non vi dice niente, provate con il suo nome d’arte: “Little Tony”.

Cantante e attore sammarinese con il suo ‘Cuore Matto’ (presentato al Festival di Sanremo nel 1967 con il video qui sotto) e Riderà, Little Tony fa innamorare tutte le donne mentre in duo con Adriano Celentano trionfa a Sanremo, nel 1961, con i “24000 baci” più cantati al mondo.

Temi giovani, freschi, forse ai tempi un po’ spregiudicati prendono vita su basi rigorosamente rock’n’roll che in Italia vengono introdotte proprio grazie a lui. Sempre vissuto in Italia, pur non avendo mai chiesto la cittadinanza, Little Tony, da vero uomo di mondo muove i suoi primi passi in Inghilterra.

“A sedici anni sono andato a Londra senza una lira, senza spiccicare una parola di inglese a mi sono ritrovato di colpo a misurarmi con gente come Cliff Richard. Prendevo il treno a carbone e andavo a Manchester da dove andava in onda il programma Boys Meet Girls che ha fatto la storia del rock in tv. L’anno dopo il programma s’intitolava Wham!, e io ero ospite fisso”.

Cuore un matto e italiano, ma un’indole internazionale, a ispirare il look, le canzoni e l’immagine di Little Tony è il suo idolo americano, Elvis Presley.

“La storia tra me e Elvis inizia quando avevo 14 anni. Negli anni ’50 i suoi dischi arrivati dall’America hanno cambiato tutto, non solo la musica, ma anche il costume, il modo di atteggiarsi. È arrivata la libertà. Il rock è stato la liberazione grazie a cui sono caduti tanti tabù. Chi l’avrebbe mai detto che poi, uno degli autori di Elvis avrebbe scritto una canzone per me? Too Good, nel 1959, arrivò nella top 20 inglese!”

Little Tony and his brothers è il nome della prima band che il cantante aveva messo su con i suoi fratelli e che richiamava senza dubbio Little Richard. Partito dai Castelli Romani, dopo l’esperienza inglese, il cantante sammarinese importa in Italia una musica nuova di cui si fa promotore. È subito boom.

Ma una cosa che ha contraddistinto Little Tony è che alla fine degli anni ’70, quando il successo del suo genere musicale comincia a scemare e il suo nome non è più sulla cresta dell’onda, lui ha continuato a fare quello che più amava fare: cantare.

Con molta umiltà ha ripreso tra le braccia la chitarra e con i suoi fratelli, gli stessi con cui aveva cominciato, è tornato nelle piazze e nei locali con centinaia di concerti ogni anno, in Italia e nel mondo, dominando il palco da protagonista o condividendolo con altri grandi della musica, come Bobby Solo.

A Million Steps

“Urlatore di classe”, “il cuore matto nazionale”, “il ragazzo col ciuffo”: sono questi gli epiteti più famosi con cui Little Tony è riconosciuto nel panorama della musica. Simpatico, allegro e sempre energico, con la sua voce e il suo ritmo ha contribuito in maniera concreta a modificare il gusto del pubblico nazionale e a far entrare, anche se a piccole dosi, il rock’n’roll nel nostro mondo e i titoli delle sue canzoni nel lessico italiano.

Per lui la musica non è solo un lavoro o quello che gli riesce meglio, tutt’altro: è quel qualcosa che ti rende vivo, che ti scorre nelle vene e di cui non puoi fare a meno, anche e soprattutto quando le cose si mettono male. La musica, infatti, ha accompagnato Little Tony letteralmente per tutta la sua vita.

“Se mi voglio rilassare ascolto Ray Charles o Steve Wonder, altrimenti per me non c’è altro che rock. Anche la musica dance ha fatto pezzi fantastici, ma è una cosa diversa, è sempre un po’ artefatta (…) Ho iniziato in Inghilterra e poi con Celentano è arrivato il successo a Sanremo. Ho avuto una carriera incredibile e viene tutto dalla forza del rock!”

Successo, bella vita ma anche belle donne, tante, che sfrecciavano con lui sulle sue spider. Animo rock e look alla moda, Little Tony era considerato un vero e proprio sex symbol: bastava un suo sguardo per conquistarle tutte.

Il suo più grande amore, però è stata la moglie Giuliana, da cui prima di separarsi, ha avuto la figlia Cristina con cui ha creato un rapporto speciale portandola fin da piccola con sé durante i suoi tour fino a diventare, negli anni, quasi un’amica, a cui confidare i suoi pensieri e presentare le sue tante fidanzate senza, tuttavia, farle mancare quelle attenzioni che, da padre, ci teneva a dedicarle. E su questa passione per le donne, la figlia Cristina, oggi, ironizza.

“Aveva un appuntamento con il suo mito, Elvis, proprio lui, ma quella sera, all’ultimo, papà disertò per via di una ragazza che aveva incontrato. Pensava di fissare con Elvis un altro rendez-vous. Non poteva sapere che sarebbe morto di lì a pochissimo. È stato uno dei grandi rimpianti della sua vita”.

L’amore per la bellezza e la gioventù lo ha sempre accompagnato tanto che una delle sue fobie più grandi era proprio la vecchiaia, anche la sola parola vecchio lo faceva star male, cercava in ogni modo, con la musica in primis, di allontanarsi da questo concetto buio e triste e di rinnovare continuamente il suo inno alla vita.

“Papà aveva la fissa della tinta ― ricorda sua figlia ― Non l’ho mai visto con i capelli bianchi perché fanno vecchio, ripeteva. Li ha fatti tingere anche all’autista del pulmino che ci portava ai concerti. E ai musicisti, a suo fratello: dovevano essere tutti ragazzi sul palco”.

Neanche la malattia è riuscito ad abbattere il suo spirito rock. Sempre in giro, sempre con il microfono in mano e con i suoi miti. Tuttavia, nei mesi più feroci e difficili del suo calvario, Little Tony, per non tradire il suo amore per la vita si è nascosto come un gatto.

Lo stesso gatto che per cinquant’anni aveva viaggiato in lungo e in largo, solcando tutti i palchi del mondo, e che, a un certo punto, ha deciso di chiudersi in sé stesso per non macchiare, con quella malattia, il ricordo del giovane spensierato di cui si erano tutti innamorati.

Ai suoi funerali che si sono tenuti a Roma, dove era ricoverato da tre mesi, anche l’allora sindaco della città, Gianni Alemanno, che l’ha omaggiato così:

“Little Tony è l’esempio di uno stile di vita pulito, profondo. Un uomo capace di trasmettere entusiasmo e passione. Era una persona semplice, schietta ― aggiungono i Cugini di Campagna ― ma con un grande fascino. Il più bel ricordo con lui è legato alla tournée negli Stati Uniti, nel 1975, quando sul palco del Madison Square Garden stregò letteralmente gli americani”.

Foto in apertura di ANTONIO SCATTOLON/A3/Contrasto e foto nel testo di GREM BENZI/RCS/Contrasto
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