Da fuori è un negozietto semplice di artigianato tessile, di quelli con la vetrina piena – che ci metti un po’ a squadrare ogni pezzo. Dentro è un’esplosione di storia e tradizione, una borsa di Mary Poppins Made in Italy.
Già perché nell’Antica Stamperia Marchi, si trova un vecchio mangano – beh, forse “vecchio” è un eufemismo, dato che risale al 1633. Sono sincera, non avevo idea di cosa fosse un mangano – e so che lo avete pensato anche voi – ma se lo immaginate come un piccolo arnese artigiano, ne rimarrete davvero sorpresi.
Mi trovo a Santarcangelo, un borgo nella Valmarecchia, la Romagna forse un po’ meno conosciuta perché lontana qualche decina di chilometri dal mare. Per caso entro in questa bottega, immersa nelle stampe romagnole su presine, portapane, grembiuli da cucina, eleganti canovacci che vantano le parole di poeti romagnoli, come Tonino Guerra. Come questa:
«L’aria l’è cla roba lizira
Ch’la sta t’atonda la tu testa
e la dventa piò céra quand che t’roid»
—
L’aria è quella cosa leggera,
che sta intorno alla tua testa
e diventa più chiara quando ridi.
È la signora Flora a leggerla e a tradurmela, avvicinandosi con eleganza. Poi è Cristina a spiegarmi cosa custodiscono tra quelle mura. “In questa stanza potete visitare il mangano del 1600, una pressa primitiva tutt’ora funzionante, l’ultima al mondo: camminando nella ruota, il masso si muove; sotto il masso viene messa la tela che viene così stirata con il suo peso. La stampa viene successivamente fatta a mano nel laboratorio qui sotto, con stampi di legno incisi da noi.”
Dalla stanza con i loro prodotti finiti, se ne apre un’altra che sembra appartenere a un’epoca lontana.
Una ruota di legno grande come la parete è circondata da tessuti e attrezzi appesi al muro. Cristina mi guida all’interno come una perfetta padrona di casa e mi parla con tale passione da farmi credere di essere la proprietaria. In realtà la stamperia era di Alfonso Marchi, che dopo averla gestita per tutta una vita prima col padre e il nonno e poi con la moglie Flora, ora è in mano ai figli. Mi racconta che la tecnica è rimasta identica nei secoli: le tele sono impresse a ruggine, resistente al tempo e ai lavaggi.
Nel frattempo, entrano altri clienti e poco dopo ci raggiunge il signor Alfonso che ci mostra il funzionamento del mangano.
Il masso pesa 55 quintali come la ruota: essendoci un rapporto perfetto fra masso e ruota basta un piccolo peso, come quello di un uomo, perché il tutto si muova con estrema facilità.
Se non conoscevate il mangano, non preoccupatevi. La parola mangano significa “macchina che produce forza”, niente che rimandi ai tessuti, insomma. E in effetti nel Medioevo era usato come marchingegno da guerra – Leonardo da Vinci ci fornisce ampia documentazione – poi sfruttato a livello industriale per sollevare uomini dalle miniere e altri pesi. Sopravvissuto miracolosamente alle Grandi Guerre, oggi è un patrimonio storico che ha reso prestigiosi i tessuti della Romagna semplice e povera, venduti in tutta Italia e anche all’estero.
La cura e l’attenzione che c’è in ogni passaggio, fatto a mano con il solo aiuto di questa macchina secolare, sono le stesse del 1600, tramandate di padre in figlio sino a oggi; un processo custodito come un tesoro, che la famiglia Marchi non vuole tenere nascosto: “Non facciamo pagare niente perché ci piace che le nuove generazioni conoscano la storia”.
E allora un enorme grazie va a Cristina e alla signora Flora, e a tutta la famiglia Marchi, per un pomeriggio appassionante e trasudante storia, quella viva. La nostra.