Si scrive Vespa ma si legge mito. E non potrebbe essere altrimenti per una delle icone italiane più famose nel mondo. Per uno dei marchi che più degli altri ha scritto la storia del made in Italy e ne ha accresciuto la fama globale.
È sempre affascinante conoscere la storia di una grande azienda nostrana: capire cosa c’è e cosa c’è stato dietro quel prodotto; quale geniale intuizione ha riscritto le regole del design, dettando nuovi stili di vita ed entrando a far parte di un comune sentire, riconoscibile da tutti.
Ancor più appassionante è, poi, scoprire la genesi e lo sviluppo di realtà divenute negli anni internazionali che, però, sono nate e cresciute, in provincia. È questa la storia di Piaggio, madre della Vespa, leader da oltre 130 anni nell’industria della mobilità. È la storia anche di Pontedera, piccolo comune toscano della provincia pisana, patria dell’azienda.
“L’origine del nome ‘Vespa’ rimane incerta. Secondo la leggenda, sarebbe nato da un’esclamazione di Enrico Piaggio che alla vista del prototipo esclamò: ‘sembra una vespa’, a causa del suono del motore e delle forme della carrozzeria”.
Enrico e Giovanni Agnelli avevano un rapporto forte; talmente solido che Giovanni Agnelli, presidente della Piaggio da metà degli anni ’60 fino alla sua scomparsa, volle fortemente un museo che celebrasse e tramandasse negli anni la memoria storica dell’impresa di Enrico e del suo territorio.
Nasce così, nel 2000, il Museo Piaggio, uno dei più importanti musei industriali italiani. Si pone l’obiettivo di ricostruire le vicende di Piaggio e di ripercorrere un lungo periodo di storia italiana, fatto di trasformazioni economiche, di costume e di sviluppo industriale, narrati attraverso l’esposizione dei prodotti più famosi e rappresentativi, e attraverso i documenti e le immagini del ricchissimo archivio.
Le sue sale accolgono le collezioni Vespa e Gilera accanto ai più significativi prodotti Piaggio, dai motori aeronautici degli anni Trenta, alla locomotrice ferroviaria del 1936, all’aereo P148 del 1951 fino ai veicoli per la mobilità di persone e merci quali Ape, Pentarò, Ciao, fino agli scooter di ultima generazione.
“Al Museo Piaggio trovano spazio modelli esclusivi di Vespa: quella di Salvador Dalì, firmata e personalizzata dal grande artista spagnolo, la Vespa Siluro (record mondiale di velocità nel 1951), la Vespa Alpha e il primo prototipo di D’Ascanio”.
È la Vespa, comunque, la protagonista del museo. Brevettato il 23 aprile del 1946 su progetto di Corradino D’Ascanio, è senza dubbio uno dei prodotti di disegno industriale più famosi al mondo nonché più volte utilizzato come simbolo del design italiano.
Non a caso, Vespa è stata esposta nei musei di design, arte moderna, scienza, tecnica e trasporti di tutto il mondo. Enrico Piaggio comprese che per realizzare qualcosa di realmente innovativo avrebbe dovuto scegliere un progettista la cui mente fosse sgombera da ogni concetto costruttivo relativo al mondo della motocicletta; scelse così un ingegnere aeronautico ― D’Ascanio, appunto ― a cui affidare la progettazione.
Disegnatore di alcuni modelli sperimentali di elicotteri e uomo che “detestava le motociclette”, D’Ascanio si rivelò la persona ideale per inventare qualcosa di completamente nuovo. Sfruttò le sue conoscenze per inventare la prima moto a scocca portante, priva di struttura tubolare in acciaio e, grazie a questo, priva di tunnel centrale. Il resto è storia, era nata la Vespa.
Celebrata al cinema – indimenticabile protagonista in ‘Vacanze romane’, ne ‘La dolce vita’, ‘American Graffiti’ e in decine di altre pellicole di successo italiane e straniere ― nella musica ― vi ricordate il tormentone ‘50 Special’ dei Lùnapop? ―, per l’immaginario collettivo la Vespa non è solo un veicolo a due ruote. È uno stile di vita.