Viaggio attraverso le grafiche di Bob Noorda

Author Alex Capaldi contributor
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Calendar 07/11/2019
Time passed Tempo di lettura 10 min

Potresti non averne mai sentito parlare, eppure appena leggerai questo articolo penserai di conoscerlo, eccome. Lui, Bob Noorda.

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Infatti, è stato uno tra i maggiori artefici del rinnovamento della grafica italiana e il suo lavoro è nei nostri occhi ogni giorno: sulle vetrine dei negozi, sulle copertine dei libri, nelle stazioni di servizio, sui grattacieli dei grandi gruppi industriali. Ce l’abbiamo davanti persino quando stappiamo una bottiglia di birra. Insomma, Bob Noorda è parte del nostro ambiente quotidiano.

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Ci penso mentre esco dalla fermata della metropolitana milanese di San Babila. Proprio in quella stazione apriva il 1° novembre del 1964 la linea 1. A Noorda era stato affidato l’incarico di occuparsi della segnaletica: il risultato era stato un capolavoro di eleganza e chiarezza. Non a caso gli valse il Compasso d’Oro, riconoscimento che il designer nel corso della sua carriera avrebbe conquistato altre tre volte. Il progetto per la Metropolitana di Milano era di Franco Albini (infatti ne parliamo anche qui), e Noorda aveva intuito che i neri e i marroni scelti dall’architetto “andavano sublimati”, come ha ricordato l’architetto Italo Lupi.

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Di Noorda era stata l’idea dei cartelli che accompagnano i viaggiatori ogni 5 metri, dall’ingresso in superficie fino alla banchina (e viceversa), e che si posso scorgere ancora mentre il treno sta partendo – o arrivando. Oggi può sembrarci un fatto normale, ci siamo abituati. Eppure nessuno mai aveva realizzato una soluzione simile: non mettere in condizione il viaggiatore di cercare le indicazioni, bensì fare in modo che queste lo seguano sempre.

L’idea ebbe un successo tale che fu esportata anche a New York e a San Paolo, altre due città dove Noorda disegnò la segnaletica del metrò.

Dal marchio Pirelli alla Regione Lombardia al grattacielo Pirelli.

Pochi metri da San Babila e mi ritrovo a La Rinascente, grandi magazzini fondati in Italia, sparsi in alcune città. Qui il designer aveva lavorato tra il 63 e il 64 come consulente artistico per l’imballaggio, quello che oggi chiamiamo packaging.

Mi sposto verso la fermata della stazione centrale e raggiungo il grattacielo Pirelli, per i milanesi il “Pirellone”. Cosa c’entra il designer con il celebre edificio di Gio Ponti? Noorda era stato art director per la Pirelli, firmando anche pubblicità come quella del celebre pneumatico “Cinturato”.

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Un post condiviso da Matteo Schubert (@matteoschubert) in data:

Beh, poi il grattacielo è l’edificio di Milano dove ha sede il Consiglio regionale della Lombardia: la celebre “Rosa camuna” è oggi bandiera della Lombardia, un fiore bianco su fondo verde, che porta lo zampino di Bob Noorda.

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Un post condiviso da Marcos Dopico (@marcosdopico) in data:

Quel simbolo – lontano da qualunque vento politico – era nato nel 1975. C’era stato un concorso pubblico indetto dalla Regione, ma la maggioranza dei progetti – ha ricordato l’architetto Italo Lupi – “sembrava una serie di esercizi da scuola media”. Si decise così di annullare tutto e di affidare il compito a progettisti professionisti. Capogruppo sarebbe stato Bruno Munari con Noorda e con i designer Sambonet e Tovaglia. “Non so di chi sia stata l’idea di ispirarsi per quel marchio alle incisioni rupestri dei Camuni”, ha detto Lupi, “ma certo il quadrifoglio risultante portava sicure caratteristiche Noordiane”.

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Bob Noorda: elegante, misterioso, intenso. A vederlo in foto potrebbe sembrare un attore da film d’essai. Lo si vedeva spesso girare in città, Noorda. Lo si vedeva uscire dalla sua Cinquecento verde bottiglia. Lo si incontrava a presentazioni di libri e mostre. Mi ha sempre colpito la sua eleganza sobria, senza fronzoli, esattamente come il suo stile nel progettare loghi, marchi, pubblicità, copertine di libri.

Noorda, olandese di nascita, milanese d’adozione, aveva studiato con professori che provenivano dal Bauhaus, la famosa scuola tedesca di architettura e design. Dai suoi maestri aveva ricevuto l’insegnamento “di togliere tutto il superfluo, di pensare le cose in modo semplice e agire di conseguenza”.

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Un post condiviso da Grafigata! (@grafigata_com) in data:

Nessun decorativismo, soltanto forme armoniche e semplici, destinate a creare un’immagine bella in sé, e al tempo stesso un racconto visivo dell’azienda.

Quando era arrivato a Milano, nel 1954, era rimasto scioccato nell’apprendere che gli industriali affidavano ancora il disegno dei marchi e delle pubblicità a pittori e illustratori, come avveniva nell’Ottocento. L’approccio di Noorda era invece anti-pittorico, il designer mirava a togliere tutto il superfluo dall’immagine.

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Un post condiviso da Kostadin Kostadinov (@kostadin_ov) in data:

È con Noorda che nasce l’idea di “identità aziendale” espressa in una forma grafica: quella che oggi gli esperti di marketing chiamano “corporate identity” (anche se allora non si chiamava ancora così).

L’Italia è piena delle tracce di Noorda. È stato lui a inventare o perfezionare marchi come quello dei supermercati Coop; di case editrici come Arnoldo Mondadori Editore, Feltrinelli, Vallecchi; di birre come Dreher e Stella Artois. Lui ha disegnato i marchi di Enel e Aem; ha curato l’immagine coordinata di aziende come Banca Popolare di Milano, Richard-Ginori, Mitsubishi, Ermenegildo Zegna e Agip.

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Un post condiviso da Dutch Graphic Roots (@dutchgraphicroots) in data:

Il celeberrimo cane a sei zampe lo aveva ridisegnato sul progetto precedente di un altro designer. Noorda l’aveva reso meno feroce e più familiare, e quell’animale-chimera si era radicato talmente nell’immaginario collettivo da diventare poi non soltanto il logo di Agip bensì dell’intero gruppo Eni.

«Più un marchio si mantiene fresco e attuale con il passare degli anni, più sento di aver lavorato bene.»

A quanto pare, l’infaticabile Noorda ha lavorato davvero bene. Il prossimo gennaio saranno passati 10 anni dalla sua morte. Sicuramente, per l’occasione, più di una mostra ripercorrerà le tappe del suo lavoro. Ma anche al di là delle celebrazioni, Milano lo ricorda ogni giorno, a ogni angolo: grazie all’eleganza dei suoi segni: le tante invenzioni grafiche ancora disseminate in tutta la città.

Foto d’apertura di Julien Rocheblave su Unsplash.
redits

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