Di vino e champagne… in musica

Author Stefania Clerici contributor
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Calendar 03/10/2019
Time passed Tempo di lettura 6 min

“Il vino è il succo divino di Settembre” scrisse Voltaire tre secoli fa. Sono passati gli anni e la tradizione della vendemmia si ripete. Un rituale, di anno in anno, che coinvolge l’Italia intera e le sue regioni campestri, con la raccolta, tra settembre e ottobre, e la produzione vinicola vera e propria, che trasformerà il mosto in vino, da lì a uno o più anni.

Che il vino (e l’alcol) sia uno degli ingredienti fondamentali di feste, backstage, concerti ed eventi musicali diffusi in tutto il mondo è una certezza, ma quanto è anche protagonisti di molte canzoni? Ascolta la playlist e scopri di più sulle canzoni che parlano di questa amata bevanda.

L’Italia, si sa, è la patria del buon vino ed, escludendo citazioni di letteratura e poesia, proprio nelle canzoni popolari si omaggia divertimento e goliardia che infonde questo magico nettare. Proprio ne La società dei Magnaccioni, Gabriella Ferri per prima (e Claudio Villa, Lando Fiorini e molti altri poi) ne cantava le virtù, in romanaccio stretto: è mejo er vino de li Castelli, de questa zozza società! Come darle torto, né ora né mai, la felicità – che sarà cantata anche a Sanremo da Albano e Romina – è in un bicchiere di vino con un panino. Oppure in un abbinamento più strano, come quello cantato da Ligabue: Lambrusco e Pop corn (1991).

«Vieni qua
C’è un bicchiere di vigna
E un vassoio di mais già scoppiato.
Ballaci su questa terra
Faremo un po’ piovere.»

Nel pezzo vengono usati come metonimia per parlare della duplice anima musicale del cantautore di Correggio, diviso tra forti radici Emiliane (Lambrusco) e il sound statunitense (i pop corn). Una metafora gastronomica che contrappone l’uva del lambrusco al pop corn, che altro non è che grano gonfiato, come il sogno pop americano spesso cantato e rappresentato in film e serie tv, da cui il Liga nazionale sembra voler comunque prendere le distanze.

 

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Il cantautorato italiano vede poi nella figura di De Andrè, non anonimo bevitore, un illustre rappresentante del canto al vino: proprio ne La Collina (1971) con cui si apre l’antologico “Non al denaro, non all’amore, né al cielo” si parla di Jones, figura forse dello stesso De Andrè, un suonatore che ha vissuto la sua vita facendo quello che voleva e vivendo senza nessun tipo di rimpianto:

«offrì la faccia al vento,
la gola al vino e mai un pensiero
non al denaro, non all’amore né al cielo.»

Ma il vino non è solo un compagno dell’autore, spesso viene nominato per caratterizzare le scene di costume, come ne La città vecchia (1974), sempre di De Andrè: “Una gamba qua una gamba là gonfi di vino quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino” o personaggi emblematici, come la Killer Queen dei Queen che tiene “Moet et Chandon nel suo bell’armadietto”.

Chi invece non si risparmia ad inneggiare al Dio vino è la Bandabardò che in 20 bottiglie di vino (2000), nel già alcolico album Mojito Football Club, celebra un inno alla vita, dedicando proprio al nettare di uva, capace di trasformare il pianto in riso, il ritornello: “20 bottiglie di vino, chi dice di più, chi dice di meno”.

Arriva poi Mannarino in tempi più recenti con Me so ‘mbriacato (2009). Il cantautore romano, riprendendo la goliardia della canzone in romanaccio, paragona gli effetti dell’amore a quelli del vino: dice di essersi innamorato, e quindi ubriacato, di una donna che idolatra. L’amata crea in lui non solo piacere, ma anche dipendenza, tanto che quando è in sua compagnia non sente alcun bisogno primario, tanto è felice. Afferma inoltre di riuscire ad avere una postura migliore “Io cammino meglio perché la mia schiena è più dritta”, in una sorta di ubriaco romanticismo che deriva però – si scopre alla fine del pezzo – dal fatto di essere realmente ubriaco di alcol.

Vino per festeggiare, vino per cantare l’amore… ma anche vino per dimenticare: non sono poche le canzoni, come anche le esperienze nella vita, in cui nell’alcol si affogano i pensieri di delusioni d’amore. Ne sa qualcosa Jeff Buckley che in Lilac Wine (1994) canta il dolore dell’assenza della sua ex-compagna: cerca di farsi tirare su il morale da un vino fatto dal lillà: “Lilac wine is sweet and heady ,where’s my love? Lilac wine, I feel unready, where’s my love?”… ma purtroppo non è abbastanza, il tormento e l’angoscia rimangono, nonostante il vino abbondante, che crea solo stordimento.

 

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Di alcolismo e malessere legato al vizio ne canta Daniele Silvestri nella sua Un altro bicchiere (2016), featuring Roberto Dellera:

«Rientrano tutte le notti ogni volta più sfatti
Dei loro misfatti ricordano niente
La luce del giorno li azzera la mente
(…) qualcosa bisognerà fare
Con un altro bicchiere»

Un vero e proprio quadro di deboscio, che racconta in un testo crudo e duro una realtà diffusa: anime vaganti di tutte le età che escono tutte le sere all’assalto di un locale dopo l’altro, per bere un altro bicchiere. Quel che accade nella notte è per loro una nebulosa perchè “La luce del giorno gli azzera la mente”. L’alienante controcanto onirico di Dellera “This is just another glass” accresce la nuvola sfumata delle menti raccontate nel pezzo, ma Silvestri con la chiusa “Per loro il futuro è un pensiero distante, O comunque un pensiero distratto” ci fa capire quanto oblio ed alcol siano connessi.

A cantare di vino arrivano poi anche le donne, che ne cantano con una forma di leggerezza tagliente, per scrollarsi di dosso la quella quotidianità di un mondo caotico e veloce: Rossana Casale in Vino divino (2006) parla “di quei corpi sempre attenti a ogni particolare Ed io, io, vino su vino… Vino divino”, mentre Leda Battisti in Vino sei d’amore paragona il suo amante ad un bicchiere di rosso: “il tempio sei dei sensi miei, padrone e schiavo dei pensieri miei”.

Ma il vino unisce nell’amore, come nella vita, anche l’incontro tra un uomo e una donna: Summer wine di Nancy Sinatra racconta proprio questo, un invito a bere insieme, per conoscersi in una semplice sera d’estate. Un grande classico ‘60s ma sempreverde in tutte le epoche:

Insomma, che sia vino o champagne, rosso o bianco, mosso o fermo, questo protagonista di tavole, feste, divertimento, ma anche compagno di solitudine e riflessione è un grande protagonista della musica italiana ed internazionale: il modo migliore per celebrarlo è inneggiarlo, come la Champagne Supernova degli Oasis che nel 1995 di immaginavano una stella supernova esplodere nel cielo.

Salute!

Foto d’apertura di Donatello Brogioni/Contrasto
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