Umberto Masetti, il primo “divo” del motociclismo

Author Vincenzo Bonanno contributor
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Calendar 28/02/2020
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Sono già iniziati i primi test prestagionali del motomondiale, nelle tre classi (MotoGP, Moto2 e Moto3). Tanti i nostri portabandiera al via: da Valentino Rossi ad Andrea Dovizioso, da Danilo Petrucci a Franco Morbidelli, da Andrea Iannone a Francesco Bagnaia (tutti impegnati nella classe regina). E altri ancora. Tutti in sella, nel mito di Umberto Masetti.

Masetti fu primo pilota italiano campione del mondo nella classe regina: ci riuscì nel 1950 e nel 1952 con una Gilera.

I fan e gli amici di Borgo delle Rose (vicino Parma, dove nacque il 4 maggio 1926), lo chiamavano “Scarciole”, perché era magro come un chiodo. Promosso a “Duca di Parma”, dopo la conquista del primo titolo mondiale nel 1950, Umberto Masetti è stato il primo pilota italiano a sventolare il tricolore sul tetto della classe 500 (all’epoca, la classe regina del motomondiale). Classico esempio di “genio e sregolatezza”, ha rappresentato senza dubbio il primo vero “divo” del motociclismo, conquistando le pagine dei giornali non solo per le sue imprese sportive, ma anche per le sue amicizie, con Gino Bartali e Fausto Coppi, e le sue avventure amorose, come il feeling con Moira Orfei.

Che Umberto avesse nel destino quello di primeggiare come centauro era scritto nel suo dna: cresciuto tra bielle e pistoni nell’officina del padre Nello, che aveva una concessionaria Gilera. È stato proprio il padre ad avviarlo alle competizioni, autorizzandolo a salire in moto appena 20enne, nel 1946, quando, con il suo Guzzino 65, partecipa ad una gara locale a Reggio Emilia, in cui subito mette in mostra le sue doti: quel coraggio e quell’esuberanza che da lì a qualche anno lo avrebbero portato alla consacrazione.

Nel 1949 il debutto nelle corse internazionali con una Morini 125, ma la sua fama è già tale che in quel fatidico primo anno del Motomondiale Umberto Masetti stabilisce un primato rimasto imbattuto: è contemporaneamente pilota ufficiale della Morini nella 125, della Benelli nella 250 e della Gilera nella 500. Famoso per la sua irrequietezza e tenacia, su strada dimostrava un’irruenza a tratti eccessiva, visto che tante volte non riusciva ad arrivare alla fine della corsa. Giovanissimo, aveva già la bocca piena di denti d’oro, in seguito agli incidenti. Qualche esempio? A Imola cade e striscia per duecento metri, sfondando un cartellone e finendo in acqua, mentre a Recanati si schianta contro un paracarro rompendosi ben 14 denti.

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La sua “casa” è la Gilera, marchio italiano che già prima degli anni ’50 era stata protagonista di vittorie a motori e di un grande successo commerciale con le sue motociclette. Dopo la Grande Guerra, durante la quale la produzione di moto si era fermata, inizia la ripresa delle grandi competizioni motociclistiche e la Gilera torna a vincere. Masetti, che ne aveva respirato i segreti fin da ragazzino, dal 1950 segna una pagina storica del motociclismo. A soli 24 anni (all’epoca l’età minima per gareggiare era di 21 anni) conquista il titolo mondiale della 500, grazie alle vittorie nei Gran Premi di Belgio e Olanda, pur avendo saltato l’esordio al Tourist Trophy. Sbaragliata una qualificata concorrenza, tra cui pure l’astro emergente Geoffrey Duke, il “Duca di ferro”. Il dualismo con l’inglese è stato anche il primo grande duello della storia del Motomondiale, una di quelle sfide in bianco e nero, che hanno fatto la storia del motociclismo. Nel 1952 il bis iridato, sempre con la Gilera, per un connubio tutto italiano, entrando di diritto nella leggenda di questo sport.

Oltre ad esser bravo e vincente, Masetti aveva un temperamento brillante: simpatico, osannato dai tifosi, capace di affascinare anche fuori dalla pista. In generale, ci sapeva fare con le donne. Si narra che una sera, alla vigilia di una gara molto importante, il suo staff lo “chiuse” dentro la sua camera d’albergo, portandogli via giacca e pantaloni. Ma “Scarciole”, che nella vita come nelle corse non si dava mai per vinto, si fece prestare gli abiti da un cameriere ed uscì senza farsi vedere. Tornò all’alba, partecipò alla gara e vinse senza problemi. Non viveva da sportivo esemplare, piuttosto da protagonista del jet set. Motociclista sui generis.

Masetti, trasferitosi in Cile, rientra in Italia nei primi anni ’70, nuovamente accolto da quel mondo delle due ruote che non lo aveva mai dimenticato. Si stabilisce con la famiglia a Maranello e trova un impiego alla stazione di servizio Agip di Modena, sull’autostrada del Sole, tornando a respirare quel “profumo” di benzina che tanto amava e con cui era cresciuto. Nel 1997, poi, diventa dirigente di Aprilia. Muore nel maggio 2006.

La sua carriera non è stata lunga, ma intensa: i due titoli mondiali gli hanno dato un’enorme popolarità in Italia, aprendogli le porte della “bella vita”. Nella mondanità, si è fatto largo con la stessa grinta e lo stesso talento che sfoggiava in sella alla moto. Il suo rendimento sportivo soffrì di queste “distrazioni”. Con qualche attenzione e fiducia in più, i suoi allori, di certo, si sarebbero moltiplicati.

redits

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